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Proseguire il cammino

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Gruppo di Lavoro tra la Chiesa Cattolica e il Consiglio Ecumenico delle Chiese © WCC
Gruppo di Lavoro tra la Chiesa Cattolica e il Consiglio Ecumenico delle Chiese © WCC

«La nuova situazione delle relazioni ecumeniche ispira e incoraggia il Gruppo di Lavoro tra la Chiesa Cattolica e il Consiglio Ecumenico delle Chiese a continuare la sua missione di promuovere la genuina collaborazione tra la Chiesa Cattolica e il Consiglio Ecumenico delle Chiese»: così si conclude il comunicato stampa, pubblicato al termine dell’annuale Sessione plenaria del Gruppo di Lavoro (JWG) tra la Chiesa Cattolica e il Consiglio Ecumenico delle Chiese. La Sessione si è tenuta dal 3 al 7 settembre, a Ottmaring, dove ha sede un Centro del Movimento dei Focolari, dove cattolici ed evangelici fanno esperienza di vita comune, nella condivisione delle diverse tradizioni cristiane, pur nel rispetto delle proprie identità, nella prospettiva di testimoniare l’unità in Cristo; l’esperienza di Ottmaring nasce dalla testimonianza di Chiara Lubich, sull’onda della celebrazione del concilio Vaticano II, tanto che proprio in questo 2018 si è celebrato il 50° della fondazione del Centro, che negli ultimi mesi, come è stato detto al momento dell’accoglienza dei partecipanti del JWG, ha aperto le sue porte a famiglie di rifugiati dalla Siria e a tanti giovani migranti, abbandonati, rilanciando l’idea che il movimento ecumenico deve essere in prima fila nella riconciliazione tra le Chiese, le religioni e culture per affrontare insieme le sfide per la costruzione della pace e dell’accoglienza dei migranti. Ottamaring si trova a pochi chilometri da Augusta, dove il JWG ha compiuto una breve visita, incontrando mons. Konrad Zdarsa, vescovo della città, che ha evocato alcuni momenti particolarmente significativi della storia religiosa della città, dove nel 1530 venne redatta la prima confessione di fede delle comunità, che si richiamavano direttamente alla teologia di Lutero, e nel 1999 venne firmata la Dichiarazione comune sulla giustificazione da parte della Chiesa Cattolica e della Federazione Luterana Mondiale.

Con questa riunione è proseguita una tradizione di lavoro in comune che risale al tempo del concilio Vaticano: nel febbraio 1965 a poche settimane dalla promulgazione del decreto Unitatis redintegratio sui principi cattolici dell’ecumenismo avvenuta il 21 novembre 1964, il cardinale Augustin Bea (1881-1968), del quale quest’anno si fa memoria del 50° della scomparsa, si recò a Ginevra, in forma ufficiale, per promuovere una collaborazione stabile tra la Chiesa Cattolica e il Consiglio Ecumenico delle Chiese, dopo tanti contatti informali, i gesti concreti e la partecipazione di una delegazione del Consiglio al Vaticano II; il 6 maggio venne pubblicato l’elenco dei membri del JWG incaricato di esplorare quali ambiti potevano essere affrontati per promuovere un’azione comune che manifestasse il desiderio di trovare quanto già univa i cristiani. A questo primo passo ne seguirono molti altri nella direzione della costruzione di lavoro comune che dette, fin dall’immediato, dei frutti concreti, tra i quali va ricordata la definizione di un comune tema per la celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.

La Sessione plenaria del JWG – co-presieduta dal metropolitan Nifon di Targoviste della Chiesa Ortodossa Romena e da mons. Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino – si è aperta con una riflessione sul significato ecumenico della commemorazione comune del 500° anniversario dell’inizio della Riforma da parte del vescovo Heinrich Bedford-Strohm, presidente della Chiesa Evangelica in Germania (EKD), che ha sottolineato come questa commemorazione abbia avuto un impatto diretto e immediato nel cammino ecumenico delle comunità locali, oltre che portare a un ulteriore approfondimento del dialogo teologico. A questa presentazione è seguito un intervento del pastore Olav Tveit, segretario del Consiglio Ecumenico delle Chiese, che ha tracciato un primo bilancio del pellegrinaggio ecumenico di papa Francesco a Ginevra, lo scorso 21 giugno. La Sessione si è aperta così in un clima di ringraziamento al Signore per i recenti passi che indicano come il cammino ecumenico stia vivendo una nuova stagione, che apre nuove prospettive per una sempre più piena e visibile comunione tra cristiani. Come hanno sottolineato, partendo dalle esperienze di questi ultimi mesi, mons. Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, e il prof. Ioan Sauca, membro del Segretariato generale del Consiglio di Ginevra, si devono ricordare altri passi che testimoniano l’approfondimento del dialogo su temi dottrinali e morali, il comune impegno nel campo della missione, dell’educazione, del dialogo interreligioso, e le iniziative ecumeniche per la custodia del creato, per la costruzione della pace, per l’accoglienza dei migranti e per il coinvolgimento dei giovani nella vita della Chiesa.

Nella Sessione è stata discussa la bozza di due documenti, il primo sulla costruzione della pace e il secondo sui migranti. Nel primo si prende in considerazione, nella prospettiva di costruire la pace, superando conflitti e violenza, l’impatto della cultura, della religione e delle dinamiche del dialogo riguardo alla soluzione dei conflitti in tante parti del mondo. Per il JWG i cristiani sono chiamati a essere co-operatori della costruzione della pace in obbedienza al compito che Dio ha affidato loro; infatti la cultura della pace «deve permeare tutte le aree della vita e della missione della Chiesa: si tratta di una missione che comprende un impegno per il dialogo ecumenico, interreligioso e interculturale, e per la cooperazione per la giustizia e la pace». I cristiani devono sempre avere in mente che Gesù Cristo manda «i suoi discepoli, come costruttori di pace per essere agenti di guarigione, di riconciliazione e di unità» e proprio alla luce di questo modello devono muoversi i singoli cristiani e le comunità locali per promuovere la pace in ogni ambito.

Nel secondo testo in discussione si pone l’accento che «la cooperazione ecumenica nella cura dei migranti, in particolare, dei rifugiati è una responsabilità condivisa dei cristiani e può rafforzare la comune testimonianza delle Chiese in un mondo così fortemente diviso», una volta accolta l’idea che il fenomeno dei migranti costituiscono un «segno dei tempi». Nella formulazione di questo testo si è deciso di offrire delle indicazioni pastorali e pratiche con le quali manifestare quella cooperazione ecumenica che, già in tanti paesi, favorisce una cultura dell’accoglienza con la quale i cristiani sono chiamati a indicare alla società contemporanea che «migranti e rifugiati costituiscono per le società e per le chiese una sfida e una opportunità allo stesso tempo».

A Ottmaring si è parlato anche del futuro del JWG che ha all’ordine del giorno, tra l’altro, la digitalizzazione dei propri documenti per favorire una sempre migliore conoscenza dei passi compiuti in oltre cinquant’anni di condivisione del desiderio dell’unità visibile della Chiesa; si è discusso anche del 1700° anniversario del Concilio di Nicea (325-2025) come una straordinaria occasione per riflettere sul significato ecumenico della confessione della fede apostolica con il Credo Niceno-costantinopolitano «in un contesto ecclesiale in così rapido mutamento».