24 novembre 2019
Lc 23,35-43
XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo
di ENZO BIANCHI
Gesù Cristo è Re perché regna sulla croce; è un Re al contrario dei re di questo mondo, crocifisso tra malfattori; è un Re condannato dai poteri religioso e politico; è un Re che salva gli altri e non se stesso. È un Re paradossale! Gesù non ci salva ora come vorremmo noi, ma ci salva se noi, che non siamo mai né giusti né buoni, sappiamo accogliere il perdono che Dio ci offre, che Gesù ci offre, dicendogli semplicemente: “Gesù, ricordati di me quando verrai nel tuo Regno”.
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10 novembre 2019
Lc 20,27-38
XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
di ENZO BIANCHI
I credenti sono convinti che, essendo in alleanza con Dio, quando muoiono vivono per Dio e in Dio, perché egli è fedele e non viene mai meno alla sua promessa e alla sua alleanza. Siamo posti di fronte al grande mistero dell’esodo pasquale: moriamo a questo mondo per essere rialzati mediante una trasfigurazione della nostra intera persona, spirito e corpo, alla vita in Cristo, nel Regno eterno dell’amore.
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3 novembre 2019
Lc 19,1-10
XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
di ENZO BIANCHI
Come è entrata quel giorno nella vita e nella casa di Zaccheo, così la salvezza portata dal Signore Gesù può entrare ogni giorno nelle nostre vite. Il Signore ci chiede solo di aprire il nostro cuore all’annuncio che ha la forza di convertire le nostre vite: egli “è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”, è venuto a offrirci di vivere con lui, anzi di venire lui a dimorare in noi. Ciò che è accaduto quel giorno a Zaccheo, può accadere anche a noi, oggi, grazie all’incontro con Gesù. Questo oggi è sempre di nuovo possibile: niente e nessuno può opporsi al perdono di Dio in Gesù Cristo, che ci consente di ricominciare ogni giorno.
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27 ottobre 2019
Lc 18,9-14
XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
di ENZO BIANCHI
Gesù espone due atteggiamenti opposti nella preghiera, ma attraverso di essi allarga l’orizzonte: ci insegna che la preghiera rivela qualcosa che va oltre se stessa, riguarda il nostro modo di vivere, la nostra relazione con Dio, con noi stessi e con gli altri. Ciò che Gesù condanna nel fariseo non è il suo compiere opere buone ma il fatto che egli, nella sua fiducia in sé, non attende nulla da Dio. Il pubblicano invece, figura del peccatore pubblico, si presenta a Dio sapendo di vivere nella colpa. Non ha nulla da vantare, ma sa che può solo implorare pietà da parte del Dio tre volte Santo. Per questo pronuncia parole brevissime, modello di ogni preghiera autentica: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
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