Il silenzio - ritiro di quaresima

Photo by Sarah Dorweiler on Unsplash
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Domenica 21 febbraio 2021 si è tenuto al monastero di Bose il consueto ritiro di quaresima, predicato da fratel Luciano, priore della comunità. Una quarantina di ospiti si sono uniti ai fratelli e alle sorelle della comunità per partecipare ai due incontri della giornata che si sono tenuti nel salone sottostante la chiesa, nel rispetto del distanziamento sociale imposto dalle normative di prevenzione del Covid-19.

Il tema della giornata è stato il silenzio, tema centrale per il tempo liturgico della quaresima, durante la quale san Benedetto suggerisce nella sua Regola “[Il monaco] sottragga qualcosa al cibo, alla bevanda, al sonno, alla loquacità” (RB 49, 7).

Senza ignorare il paradosso dato dal fatto che parlando di silenzio, lo rompiamo, lo interrompiamo ed usciamo da esso, il ritiro è proceduto guardando al rapporto tra silenzio e vita interiore, tra silenzio e vita monastica e, nel pomeriggio, a un’analisi di come il silenzio è affrontato nelle pagine bibliche dell’Antico e del Nuovo Testamento.

“Nulla ha mutato tanto dell’essenza dell’uomo quanto la perdita del silenzio” è ciò che veniva detto con la diffusione della radio, ma che ci sembra così attuale, in quest’epoca in cui smartphone e social ci sottraggono alla solitudine anche quando siamo fisicamente soli, in cui la discussione politica si attua a colpi di tweet, in cui una pioggia di informazioni ci raggiunge in tempo reale sottraendoci lo spazio e il tempo per meditare sulle cose. Il silenzio può essere inteso, quindi, come quello spazio e quel tempo che crea la distanza essenziale per la libertà personale e per il parlar vero.

Il silenzio è un elemento essenziale nella tradizione monastica di oriente e di occidente, anacoretica e cenobitica. Il silenzio e l’uso della parola, nelle fonti monastiche, hanno sempre al centro ciò che deve essere essenziale per il monaco: la relazione con il Signore. Dice abba Poimen, un padre del deserto: “Chi tace per amore di Dio fa bene, chi parla per amore di Dio fa ugualmente bene”. La centralità della relazione con il Signore nel silenzio, come nell’uso della parola, è essenziale perché, in realtà, sperimentiamo quotidianamente che esistono più silenzi, cioè che il silenzio non è univocamente definito, ma può avere varie sfaccettature, varie cause, e non sempre può essere positivo per chi lo vive.

Queste varie sfaccettature del silenzio, si riscontrano anche nei numerosissimi i testi biblici che parlano del silenzio. Nella Bibbia troviamo il silenzio di fronte a chi parla con sapienza, il silenzio che cova odio e rancore, il silenzio come discrezione e capacità di custodire un segreto, il silenzio di fronte al dolore, il silenzio di chi tace l’ingiustizia… e poi c’è il silenzio davanti a Dio, perché il Dio della Bibbia è un Dio in relazione, un Dio che parla all’uomo e, quindi, un Dio di fronte al quale il credente deve saper anche stare in silenzio. Per ultimo, nel primo libro dei Re (1Re 19), Elia fa esperienza di Dio come “Voce di silenzio sottile”. Voce di silenzio, un ossimoro che ci porta davanti all’evidenza che l’esperienza di Dio è esperienza interiore.

Per ultimo, fr. Luciano ha posto la sua attenzione su Gesù e, in particolare, sul silenzio di Gesù nei vangeli (davanti agli accusatori della donna adultera, davanti al sinedrio, a Pilato…) e il silenzio dei vangeli su Gesù, cioè sottolineando quanto c’è di non detto e non scritto sulla vita di Gesù, come dice Giovanni a conclusione del suo quarto vangelo: “Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere” (Gv 21, 25).

Che questa quaresima sia per tutti noi tempo di ascolto della Parola che viene dal Signore, in un re-inizio della nostra vita con Dio nell’ascolto e nel silenzio.