In cammino
Lettera agli amici - Qiqajon di Bose n. 78 - Trasfigurazione 2025
Mentre alcuni volti nuovi si affacciano per conoscere più da vicino la nostra vita a Bose, interrogandoci sulla nostra vocazione e lasciando che questa li interroghi, il nostro cammino monastico ed ecumenico prosegue, rallegrato anche dalla professione monastica definitiva che una sorella pronuncerà nella notte della Trasfigurazione.
Lettera agli amici - Qiqajon di Bose n. 78 - Trasfigurazione 2025
Mentre alcuni volti nuovi si affacciano per conoscere più da vicino la nostra vita a Bose, interrogandoci sulla nostra vocazione e lasciando che questa li interroghi, il nostro cammino monastico ed ecumenico prosegue, rallegrato anche dalla professione monastica definitiva che una sorella pronuncerà nella notte della Trasfigurazione.
Questi doni ci ricordano ancora una volta quanto già Antonio il Grande, il padre dei monaci, sosteneva riguardo alla vita monastica: si è sempre all’inizio, sempre in un certo senso novizi, mai abbastanza formati. Negli ultimi anni la nostra comunità sta riflettendo (e agendo) molto sulla formazione continua. In questo quadro, l’anno scorso abbiamo avviato un percorso per “giovani professi”, cioè fratelli e sorelle che da poco si sono impegnati a vivere stabilmente in comunità. Quest’anno, l’itinerario si è svolto in quattro tappe attorno alla parola chiave “responsabilità”.
Il primo passo ci ha condotti al monastero dei Santi Pietro e Paolo di Germagno, per un approfondimento sul tema della responsabilità nel lavoro con questi fratelli all’avanguardia nella produzione di frutta e confetture, inseriti con il loro stile benedettino in una dinamica filiera locale. Sulla via del ritorno, un battello d’eccezione ci ha condotti nel bel mezzo del lago d’Orta, al monasterodi Isola San Giulio, dove siamo stati accolti con grande fraternità dall’abadessa, m. Maria Grazia, e abbiamo pregato i vespri con le sorelle.
Dopo una seconda tappa a Bose, con una giornata di ritiro che ci ha permesso di illuminare il senso della responsabilità con la luce riverberata da alcuni passi delle Scritture, ci siamo recati al monastero di Viboldone. Qui le monache ci hanno stupito per l’acribia con cui hanno sviluppato la riflessione da noi richiesta sulla responsabilità tra le generazioni in comunità, con particolare rilievo per fragilità e anzianità. Ne sono emerse idee per nulla scontate e sostenute da anni di esperienza.
L’ultima tappa ci ha condotti nel cuore dell’Italia, per qualche giorno nella nostra fraternità di Civitella San Paolo, segnato anche da alcune significative visite fraterne: alle clarisse di Farnese-Viterbo, alla nascente comunità monastica ortodossa romena di p. Stefan e alle benedettine di Amelia. A guidarci è stato il desiderio di un confronto con le sorelle benedettine e quelle di Bose sulla responsabilità rispetto a una tradizione. Quale rapporto tra fedeltà a una tradizione e spinta all’aggiornamento? Che cosa definisce l’identità di una comunità? Dove passa il discrimine tra essenziale ed eccedente? Enormi, eterne questioni che nei nostri giorni a Civitella hanno assunto la concretezza di antichi mobili da spostare, di vecchie foto impreziosite dal tempo, di sorrisi e parole ricche di comprensione fraterna e di un medesimo desiderio di mettersi in gioco, in ascolto del soffio dello Spirito.
Nell’ambito della formazione permanente per l’intera comunità, la pastora luterana Elisabeth Parmentier, docente di teologia pratica a Ginevra e cara amica da molti anni, ha tenuto un corso sull’omiletica; il biblista e gesuita belga p. Jean-Louis Ska ci ha aiutato a penetrare la ricchezza del Pentateuco, mentre l’abate del monastero cistercense di Lérins, p. Vladimir Gaudrat, ha condiviso con noi la sua sapiente lettura della Regola di Benedetto. Ed è stato un altro abate, amico di lunga data – p. Luca Fallica, abate di Montecassino – a guidare in gennaio gli esercizi spirituali per la comunità che, come avviene ormai da alcuni anni, precedono il nostro capitolo annuale: la lettura delle otto visioni del profeta Zaccaria ci hanno aiutato ad acquisire uno sguardo rinnovato sulla nostra vita monastica e sulla presenza della parola di Dio nella storia.