Sequela e memoria

Fratelli, sorelle,                                           
il prologo della nostra Regola termina con queste parole:

“Una volta messo mano all’aratro non volgerti indietro: mosso dallo Spirito santo va’ avanti sulle tracce di Gesù, tuo maestro, tuo Signore, verso il tuo unico padre: Dio! Amen” (RBo 2).

Il richiamo è a parole evangeliche radicali di Gesù sulla sequela: “Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio” (Lc 9,62). La sequela, e la vita monastica, esigono risolutezza e determinazione. Queste dimensioni sono essenziali per camminare speditamente, non impediti da pesi inutili, o frenati da nostalgie o paralizzati da sogni di fuga che nascono soprattutto quando la realtà quotidiana, soprattutto della vita comune, è faticosa e scoraggiante e ci fa soffrire. Per avanzare sulle tracce di Cristo occorrono dunque forza nei confronti di se stessi e pazienza, determinazione e capacità di soffrire senza lamentarsi sempre degli altri e della vita.

Ma perché questo avanzare non avvenga come un andare alla cieca o per inerzia o per forza di abitudine o nella frustrazione di chi rimane sognando di fuggire, ecco che c’è un volgersi indietro che è necessario. Si tratta dell’atto di fare memoria: fare memoria della propria storia, di sé, della propria vocazione, è l’atto di volgersi al passato che in verità consente di vivere il presente e camminare verso il futuro. È il volgersi indietro positivo che esclude il volgersi indietro negativo intravisto dalle parole di Gesù. La memoria di sé, della storia che il Signore ha fatto con noi e che ci ha fatto vivere, è in realtà l’accensione di una luce sulla nostra vita e sul nostro oggi.

Così che anche le sofferenze del momento presente, le contraddizioni e oppressioni quotidiane possono essere colte nella giusta luce e viste come occasione per avanzare sulle tracce di Cristo. Del resto, quando la I lettera di Pietro parla del seguire le orme di Gesù, di ripercorrere le sue tracce, lo fa parlando del cammino del Christus patiens, del Cristo sofferente, del Cristo che patì per noi lasciandoci un esempio affinché ne seguissimo le orme (cf. 1Pt 2,21).

E così il secondo testo biblico che sottostà al brano della nostra Regola che invita a non volgersi indietro una volta messo mano all’aratro, rinvia alla fonte del radicalismo a cui è invitato il discepolo: il Cristo crocifisso. Perciò, fratelli e sorelle, siamo sobri e vigilanti perché il nostro Avversario, il Divisore, come leone ruggente si aggira cercando una preda da divorare. Resistiamogli saldi nella fede e determinati nella sequela di Gesù anche in mezzo a incomprensioni e ostilità. E tu, Signore, abbi pietà di noi.

fratel Luciano