Tra fantasmi e dubbi

Davide Benati, Oasi dell'Acqua Amara, 2018, acquerello su tela, photo Stefano Paolini, Studio 129, Modena
Davide Benati, Oasi dell'Acqua Amara, 2018, acquerello su tela, photo Stefano Paolini, Studio 129, Modena

3 aprile 2024

Lc 24,36-49

In quel tempo 36mentre i discepoli parlavano, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». 40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
44Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». 45Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture  46e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, 47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. 49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto».


La nostra vita si snoda tra fantasmi e dubbi. L’esperienza degli Undici e degli altri discepoli con loro è il nostro pane quotidiano. La realtà ci appare abitata da spettri. Qui è uno pneûma che i discepoli vedono. Uno spirito, un soffio, un qualcosa di inconsistente. Senza carne, senza spina dorsale, senza rughe. 

Così noi, spesso “sconvolti e pieni di paura” abbiamo la vista annebbiata e diventiamo creatori di nebulose associazioni di idee, di iperuranici collegamenti che semplicemente non esistono. Deformiamo così la realtà. La paura regna sovrana e ci paralizza. Siamo imprigionati da illusioni e fantasmi, rivelatori di ciò che siamo stati nel passato, forse dei nostri fallimenti, ma non di quello che possiamo essere e diventare.

E sorgono i dubbi, non quelli benedetti che ci permettono di porre domande radicali, non retoriche. Qui sono i dialoghismoí, che con il dialogo hanno poco a che fare. Sono come gorgogli di fiumi in piena che ci travolgono. Sono sragionamenti anarchici, illogici, insensati, che ci fanno impantanare in acque stagnanti. In essi ci ingarbugliamo. Sono soliloqui che uccidono la relazione e ci isolano sempre più dagli altri.

Il Risorto si ripresenta vivente tra i fantasmi e i dubbi dei suoi amici più intimi, “in carne e ossa”, con il suo corpo che è innanzitutto relazione, con i segni delle sua passione, i segni dell’amore. 

“Guardate, toccatemi”. Non sono i ragionamenti a farci cambiare idea. La paura non può essere scacciata con presuntuosi atti di volontà. I dubbi non si debellano con sofisticate argomentazioni teoriche. Solo un nuovo modo di percepire le cose può incidere nelle nostre vite. È l’esperienza della vista, del tocco, dell’udito, del gusto e dell’olfatto, che può orientarci verso la guarigione dall’incartamento dei pensieri. Aprendo i nostri sensi, tutto il nostro corpo, tutta la nostra affettività, siamo restituiti alla nostra reale dimensione, possiamo esporci alla potenza dell’amore e diventare capaci di amare.

La resurrezione di Gesù non s’impone. Il Risorto rispetta la libertà dei suoi discepoli, che pian piano, esercitando i propri sensi, riconoscono Gesù in quello che prima era un fantasma.

La resurrezione è l’annuncio che la morte non è l’ultima parola su Gesù e dunque su ciascuno di noi. La resurrezione è l’evento che va oltre la storia per liberarla una volta per sempre dalla prigionia del male e della morte. Gesù nella sua vita ha amato alla follia e quell’amore non poteva svanire nel nulla.

Dall’incontro con il Risorto comincia un immenso e non facile programma di rinnovamento e di conversione della nostra vita e di quella delle nostre comunità, da attuare con la creatività dell’amore che abbiamo visto e contemplato in Gesù che ha fatto del perdono l’arte più preziosa della sua vita e chiede a noi suoi discepoli e discepole di fare altrettanto.

fratel GianDomenico