La zizzania che divide il grano

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27 luglio 2024

Mt 13,24-30

In quel tempo Gesù 24espose una parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: «Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?». 28Ed egli rispose loro: «Un nemico ha fatto questo!». E i servi gli dissero: «Vuoi che andiamo a raccoglierla?». 29«No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio»».


Stiamo leggendo in questi giorni il capitolo 13 del Vangelo secondo Matteo: ci vengono riportate parole di Gesù sul Regno dei cieli, immagini descritte anche dagli altri evangelisti per provare a delineare, o almeno a evocare, dei tratti del Regno che Gesù stesso è venuto ad annunciare e a rendere presente. Il regnare di Dio nella storia degli uomini e delle donne di ogni tempo trae spunto da immagini della quotidianità che Gesù stesso viveva: Dio ci viene incontro lì dove siamo. 

Accanto alle parabole del seminatore e alla sua spiegazione, alla parabola della piccolezza del granello di senape, del lievito, del tesoro e della perla, presenti anche negli altri Vangeli sinottici, oggi leggiamo una pagina propria di Matteo, la cosiddetta “parabola della zizzania”.

Gesù parla a “tanta folla” (Mt 13,1) cercando similitudini per far comprendere le dinamiche del Regno dei cieli. Il regno di Dio è simile alla dinamica dell’uomo che semina del buon seme nel suo campo e si ritrova insieme anche la zizzania, erba infestante che all’inizio non si distingue dal frumento. Durante la notte, leggiamo, “mentre tutti dormivano”, quando il buio copre ogni cosa e i contorni non sono distinguibili, ecco venire il “suo nemico”, forse non conosciuto, di certo non voluto. 

Ed ecco la preoccupazione dei servi: vogliono togliere di mezzo la zizzania, il male. Vogliono sradicarla. Ma le radici del male sono perfide e si insinuano tra quelle del bene, tanto che non è possibile estrarre la zizzania senza compromettere anche il grano. Occorre allora lasciare crescere insieme grano e zizzania, per poi poter distinguere e separare, e bruciare.

Grano e zizzania evocano bene e male (si dice infatti che l’uomo, il Figlio dell’uomo, semina “del buon seme”). Nei primi tempi, e purtroppo anche dopo, non chiaramente distinguibili. Il male è insidioso. Resta un mistero, un perché senza risposta, uno strazio lacerante, in noi e fuori di noi. E anche tra noi. Spesso il male ci confonde, si traveste da bene, e solo alla fine (dai frutti, attraenti e vuoti o inaciditi o nocivi) possiamo accorgerci della sua vera essenza. Spesso il male si confonde nel bene, è un parassita che non riusciamo a eliminare. Non da soli.

Ma se non possiamo disfarci del male, come dei nostri limiti, personali e globali, allora possiamo almeno cercare di prenderlo in modo diverso: possiamo cercare di affrontare il male non lasciando che soffochi il bene, perché quest’ultimo alla fine possa essere tenuto, e il male bruciato. Perché il bene sostenga le nostre vite. “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene” (Rm 12,21). 

Occorre lasciare spazio al regno dei cieli, lasciare che sia veramente Dio a regnare sulle nostre vite, Dio e non le nostre presunte strategie di ordine o di lotta. Allora potremo forse rinominare questa parabola come “la zizzania che divide il grano” o “la zizzania del nemico”. Allora potremo forse domandarci quanto grano e quanta zizzania crescono insieme in noi.

sorella Silvia