Una vita splendente come il sole
30 luglio 2024
Mt 13,36-43
In quel tempo36 Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!
Mentre Gesù sta “proclamando cose nascoste” riguardanti il regno dei cieli l’evangelista Matteo inserisce un brusco passaggio: Gesù, congeda la folla ed entra in casa.
In questo ambiente privato i discepoli possono “avvicinarsi” a Gesù per coltivare un rapporto più intimo con lui. Questo avvicinamento dei discepoli a Gesù era già avvenuto subito dopo la narrazione della parabola del seminatore e viene registrato nuovamente all’inizio del nostro brano per sottolineare come l’approssimarsi a Gesù sia un passaggio fondamentale da compiere prima di un’altra operazione fondamentale: il chiedere spiegazioni.
Se è vero che Gesù parla alle folle in parabole perché comprendano meglio concetti che altrimenti rischiano di rimanere troppo astratti, è altrettanto vero che anche a coloro che vivono più a contatto con lui è necessario uno sforzo per comprendere il suo messaggio. E così, se poco prima avevano chiesto a Gesù: “perché parli alle folle in parabole”, adesso gli domandano di spiegargli la parabola della zizzania nel campo.
Questo richiede da parte dei discepoli di ogni tempo un atto di umiltà. Certamente i discepoli hanno la grande opportunità di poter godere di una maggiore intimità con il Signore, ma questo rischia di far considerare come acquisito il suo messaggio. Ma nel rapporto con il Signore, come in ogni rapporto umano, non si può restare fermi. È come quando si rema contro corrente: o si va avanti o si va indietro. Ecco allora la necessità di porre domande e di chiedere spiegazioni, di leggere e rileggere i testi evangelici.
E Gesù non si sottrae e prontamente risponde spiegando uno per uno i sette elementi essenziali della parabola della zizzania nel campo, descrivendo sinteticamente il giudizio finale e conclude con una sentenza che sembra fuori contesto: “Chi ha orecchi ascolti!”.
In questa spiegazione non si è parlato di una parola che va ascoltata. Il buon seme, infatti, sono i figli del Regno. Ciò che va ascoltato, ciò che va compreso in profondità sembra essere che nel campo che è il mondo crescono insieme grano e zizzania. Nessuna illusione: non ci sono magici “diserbanti” che eliminano la gramigna. La gramigna, quest’erba grama che infestando il terreno soffoca qualsiasi altra coltura, è presente e non si può pretendere di estirparla troppo presto. Occorre avere pazienza e attendere il giudizio finale.
Queste parole dette in privato ai discepoli devono metterci in allerta. Anche tra i discepoli di Gesù è presente la zizzania, e anche in parte del nostro cuore cerca di prendere terreno per soffocare tutto ciò che di buono incontra.
Identificarsi troppo facilmente nei “figli del regno” può essere un grave errore, come lo può essere identificarsi frettolosamente nei “figli del maligno”. Queste due categorie non sono facilmente identificabili e sono compresenti in noi e attorno a noi. In noi e attorno a noi occorre il lavorio lento e costante della ricerca dell’operare il bene tenendosi lontano da ogni scandalo e iniquità.
Credo che questa sia la parola che oggi deve essere veramente ascoltata. Solo così le nostre vite potranno “risplendere come il sole” (Mt 17,2) e i nostri passi potranno essere condotti “sulla via della pace” (Lc 1,79).
fratel Dario a Cellole