In silenziosa attesa
19 aprile 2025
Dal Vangelo secondo Matteo Mt 27,62-66
62Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, 63dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore, mentre era vivo, disse: «Dopo tre giorni risorgerò». 64Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: «È risorto dai morti». Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». 65Pilato disse loro: «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». 66Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie.
“È bene, aspettare in silenzio la salvezza che viene dal Signore” (Lam 3,26).
Oggi sabato santo, giorno come sospeso, giorno di silenzio, di raccoglimento accanto a Gesù che giace nel sepolcro. Non sarebbero necessarie parole scritte che ci distolgono da questo silenzio che avvolge ogni cosa, da quest’aura di attesa, allora in punta di piedi proviamo ad accennare qualche pensiero per questo giorno.
La liturgia ci presenta un testo che è quasi una cronaca che racconta il giorno dopo la morte di Gesù. La preoccupazione dei sommi sacerdoti e dei farisei è di vigilare il sepolcro in cui era stato posto Gesù per paura che i suoi discepoli trafughino il corpo e così possano poi dire che è risorto e questa sarebbe un’impostura. Se il testo è stato scritto è perché questa diceria circolava per poter negare l’evidenza della resurrezione. Colpisce come già subito il mistero grande della resurrezione sia legato a una menzogna, per cui i discepoli hanno dovuto dichiarare che il sepolcro era sigillato e vigilato da una guardia.
L’evento della resurrezione, mistero della nostra fede, è contraddetto e non creduto ancor prima che si compia. Questo ci ricorda che la resurrezione sta sul piano della fede, della fiducia nel Signore e non tanto sul piano della certezza.
Il Signore ci doni oggi questa capacità di affidarci a Lui, di credere in Lui, di abbandonarci a Lui, perché Lui è il Signore della vita e delle nostre vite. È Lui che compie la salvezza e che può far risorgere le nostre vite e che ci dona la vita senza fine.
La tradizione ci ricorda che oggi Gesù è sceso agli inferi. Gesù deposto in una tomba, sprofonda, discende fino all’estremo più basso, in questa visione in cui l’inferno è nel profondo. La morte è questa discesa nella non vita e con la morte, segno della caducità della vita, sembra che il peccato, il male, la morte appunto abbiano avuto la meglio. Non è così: Gesù si consegna fino alla fine, fino a morire e nella morte si avvicina a ogni umano; simbolicamente prende la mano di Adamo ed Eva, i primi umani, per tirarli fuori, per riportarli alla luce. La morte è il segno più grande della condivisione dell’umanità da parte di Gesù, anche lì nella morte il Signore è presente e dalla morte Dio fa risorgere Gesù, lo riporta a sé, nel suo regno e il Cristo trascina con sé tutta l’umanità e la morte non ha più l’ultima parola. L’ultima parola, che attendiamo di pronunciare questa notte, è: Il Signore è risorto, è veramente risorto.
Il silenzio della giornata di oggi ci spinga a penetrare più profondamente questo mistero, che è il mistero della nostra fede.
Lasciamoci afferrare da Cristo che è venuto a strappare le nostre bende, a toccare i nostri inferi, a liberarci dal male, dai dolori che tengono stretto e chiuso il nostro cuore. Lasciamoci attrarre dalla forza, dalla vita e dalla luce che da Lui sgorgano. Crediamo che tutto il dolore del mondo sarà redento.
sorella Roberta