"Noi verremo a Lui e prenderemo dimora presso di Lui"
30 maggio 2025
Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 14, 22-31
In quel tempo 22disse Giuda, non l'Iscariota a Gesù: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». 23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. 27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: «Vado e tornerò da voi». Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. 29Ve l'ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. 30Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; contro di me non può nulla, 31ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco. Alzatevi, andiamo via di qui».
Siamo alla fine del capitolo 14 di Giovanni, all’interno del “discorso di addio” che Gesù rivolge ai suoi discepoli prima della passione e in cui affida alla comunità nascente il suo lascito. La struttura dei capitoli 13-17 di Giovanni ha un centro: la similitudine della vite e dei tralci, che rimanda alla comunione dei discepoli con Gesù e con il Padre. Anche all’interno del discorso possono essere individuate delle unità, a loro volta strutturate in modo preciso e contenenti versetti che si corrispondono. Una di tali unità è l’intero capitolo 14: all’inizio e verso la fine ritorna l’espressione: “Non sia turbato il vostro cuore” (14,1.27) e la promessa della dimora, formulata con sfumature diverse: “Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore … Vado a prepararvi un posto” (14,2) e “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (14,23). All’interno di questi versetti vi sono tre domande rivolte dai discepoli. Tommaso dice: “Non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?” (14,5), Filippo chiede: “Signore, mostraci il Padre e ci basta” (14,8) e Giuda si rivolge a Gesù dicendo: “Come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?” (14,22).
I discepoli hanno coscienza di aver ricevuto un dono particolare, percepiscono di essere oggetto di una scelta (Gesù dice: “Sono io che ho scelto voi”, cf. 6,70 e vedi 15,16) che li differenzia dagli altri, eppure non sanno, desiderano vedere, non comprendono.
Perché sono stati scelti? Tutto il discorso in questo capitolo verte sulla relazione di Gesù con il Padre: “La parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato (14,24); “Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco” (14,31). Gesù afferma in molti modi la sua comunione con il Padre – e in questo senso la chiesa antica ha letto anche il versetto 14,28 che potrebbe sembrarci strano (il Padre è più grande di me), vedendolo nel fatto che il Padre e il Figlio possono essere paragonati: una prova dell’uguaglianza della loro condizione.
Il Vangelo di Giovanni si sofferma in modo particolare sulla comunione in Dio e rivela che tutta l’umanità è chiamata ad entrarvi. Nel nostro brano Gesù dice: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (14,23). Il Padre ama chi custodisce la parola di Gesù e fa di lui la sua dimora.
I discepoli sono chiamati ad essere luogo in cui la presenza di Dio e la comunione trinitaria trovano posto nel mondo.
Dice Gesù: “Prego anche per quelli che crederanno in me … perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato … Siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa … e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me” (17,20-23).
Nel nostro brano Gesù promette: “Lo Spirito santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (14,26). L’iniziativa appartiene sempre e solo a Dio: nell’amore, nel prendere dimora, nel dono dello Spirito santo. Eppure, la realizzazione è legata all’esistenza di una condizione: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola” (14,23), “Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore” (15,10), “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi” (15,7).
Al discepolo spetta accogliere il dono di Dio, accogliere la parola di Gesù, accogliere lo Spirito con la disponibilità suscitata dall’amore, la gioia di chi riconosce in sé la presenza della vita, la pace che toglie il timore.
sorella Raffaela