L’azione dello Spirito

immagine satellitare - Foto di USGS su Unsplash
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31 maggio 2025

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 1,39-45

39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».


La parola che ci viene consegnata in questa festa della Visitazione può illuminare la nostra vita. Nel brano evangelico, il viaggio di Maria da Elisabetta è il primo effetto della Parola ricevuta da Maria nello Spirito, e la risposta di Elisabetta, ispirata dallo Spirito santo, corona una comunione che attraverso i corpi delle due donne, arriva a coinvolgere anche Giovanni e Gesù. 

Ma come agisce lo Spirito? Anzitutto rende possibile l’ascolto e l’accoglienza della Parola nell’interiorità. Maria riceve un messaggio, una Parola, e vi aderisce pronunciando il suo fiat. Ma in questa adesione di fede è già in azione lo Spirito, il quale non solo la copre con la sua ombra rendendola feconda del Figlio di Dio, ma prima e soprattutto, permette l’accoglienza delle parole dell’angelo in profondità. 

Lo Spirito rende possibile che Maria accolga e faccia propria in modo del tutto creativo quella vocazione così unica e particolare. Noi siamo sempre concentrati su come rispondere alle istanze che la Scrittura ci pone attraverso la lectio quotidiana, ma spesso dimentichiamo che il lavoro più impegnativo è l’interiorizzazione della Parola, affinché essa emerga, traspaia, dalle nostre scelte, azioni e parole. E questa operazione – che secondo le regole della lectio divina è chiamata meditazione – è già frutto dello Spirito invocato, e non si ferma al momento della lectio, ma dovrebbe accompagnare lo scorrere della nostra giornata. In questo processo di interiorizzazione Maria, ricevuta la Parola dell’angelo che gli ha annunciato il concepimento in lei e anche quello dell’anziana Elisabetta, decide di raggiunge la sua parente, e starà con lei circa tre mesi per aiutarla in questo frangente particolare della sua vita. 

Luca quindi vede questo viaggio come un percorso che Maria compie per addomesticare, per imparare a gestire nel migliore dei modi la sua nuova condizione e la santità che la abita. Una santità che non deve rimanere racchiusa nei confini del suo corpo ma che pervade e trascende la sua persona investendo chi ha a che fare con lei, come si vede dal racconto. 

E qui possiamo scorgere/contemplare un’altra azione dello Spirito che rende possibile la comunione tra diversi. Una comunione che oltrepassa le pur necessarie dinamiche sociali, di parentela, galateo eccetera. Una comunione che giunge a mettere in relazione prima ancora che le due donne, intente a scambiarsi il saluto di rito, i due feti racchiusi nel loro grembo. Lo Spirito di cui Maria è solo portatrice investe la cugina Elisabetta, e la rende capace di discernere attraverso il suo corpo l’esultanza di Giovanni che incontra la Parola fatta carne. Le parole di Elisabetta che seguono sono la contemplazione di Maria semplicemente come colei che ha creduto e messo in pratica la parola del Signore. E questo è quello che affermerà molti anni dopo anche Gesù per rispondere a quella donna che beatificava sua madre per la sua maternità: “‘Beato il ventre che ti ha portato e il seno che ti ha allattato’. Ma Gesù disse: ‘Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano’” (Lc 11,27-28). E questa anche per noi può essere l’opera dello Spirito.

fratel Raffaele