Una presenza accanto
3 giugno 2025
Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 15,26-16,15 (Lezionario di Bose)
In quel tempo Gesù disse: « 26Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; 27e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. 1 Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. 2Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l'ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. 3E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. 4Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l'ho detto.
Non ve l'ho detto dal principio, perché ero con voi. 5Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: «Dove vai?». 6Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. 7Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. 8E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. 9Riguardo al peccato, perché non credono in me; 10riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; 11riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato. 12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
“Paràclito” nel Vangelo secondo Giovanni designa lo Spirito santo; il termine significa colui che è “chiamato presso”, in aiuto. Una presenza accanto, come era stato Gesù per i suoi discepoli, negli anni in cui hanno vissuto e camminato insieme. Gesù lo aveva preannunciato: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre” (Gv 14,16). È un dono “per sempre”, che manifesta la volontà di Dio di immettere nell’essere umano un soffio, una forza di vita che ne orienti l’esistenza – “lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità” (v. 13).
Lo Spirito santo permette al discepolo di vivere e approfondire la relazione con il suo Signore, di rimanere in lui anche quando non sarà più fisicamente presente nella comunità. Testimonierà di lui, nell’ora della sua consegna per l’umanità, ricordandone parole e gesti, perché possano fissarsi nel cuore e nella mente dei discepoli.
“Ora vado da colui che mi ha mandato” (v. 5). A questo annuncio i discepoli sono incapaci di chiedere al loro Maestro dove va, rimanendo frastornati e in silenzio. L’assenza della persona amata è dura da sostenere, e tuttavia il distacco ci fa crescere ed evolvere.
“Dove vai?”. Ecco la domanda che conta: quale è il significato vero della dipartita di Gesù?Un lascito, la forza dell’amore che rimane, visibile agli occhi del cuore. Nel dono di sé sulla croce, la sua presenza ci viene ridonata di nuovo perché ne possiamo vivere e offrirla a nostra volta. Per questo il tempo dell’assenza è un tempo ricco di una presenza altra, in cui è possibile vivere una comunione ancora più intima con il Signore, grazie alla presenza dello Spirito in noi.
Il “dove” di Gesù è l’amore del Padre e dei fratelli. Un “dove” che interpella la nostra ricerca e la nostra curiosità: “Maestro, dove abiti?” (Gv 1,38). Un “dove” che non è fuori dalla storia, dalle nostre storie, ma è alla nostra portata, e sta a noi di riconoscerlo: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,35-36).
Gesù descrive l’azione dello Spirito anche nei confronti del mondo: “E quando sarà venuto lo Spirito, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio” (v. 18). Viene utilizzato un verbo che ha una sfumatura giuridica: istituire una causa, svelare una colpa. È un processo contro il mondo incredulo che non riconosce in Gesù l’inviato del Padre. Lo Spirito santo farà penetrare in profondità il mistero della vita di Gesù non parlando da sé stesso, ma comunicando ciò che ha ascoltato; aiuterà i discepoli a sostenere il peso delle sue parole, lo scandalo di ciò che si fatica a credere – Gesù morto per noi e ora risorto, vivente presso il Padre –, perché possano dare la bella testimonianza della carità, della giustizia, dell’amore fraterno.
L’amore, anche se sconfitto e smentito (la croce) è l’unica realtà che vince la morte. Ecco perché ogni nostro gesto ospitale, che offre riparo, consolazione, cura, costruisce il luogo dove l’umanità può ancora incontrare e conoscere il Signore.
fratel Salvatore