Sul monte con Gesù

Giovanni Frangi
Giovanni Frangi

14 agosto 2025

Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 17,1-13 (Lezionario di Bose)

In quel tempo 1Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
9Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».
 10Allora i discepoli gli domandarono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». 11Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. 12Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro». 13Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.


Il racconto della Trasfigurazione è incastonato fra due brani in cui Gesù annuncia il suo destino di passione, morte e resurrezione. Al principio di questa rivelazione sta una domanda “cruciale” che egli rivolge ai suoi discepoli: “Ma voi chi dite che io sia?”. Domanda prima rivolta alla folla e poi ai suoi compagni a lui più vicini, più intimi. A coloro che, ciascuno a suo modo, lui stesso ha chiamato alla sua sequela. Costoro hanno lasciato tutto, l’hanno seguito, hanno ascoltato le sue parole, visto i suoi gesti, condiviso il cammino. Non senza fatica, incomprensioni, difficoltà… Tanto che Gesù non esita a chiamare Pietro “Satana”, perché non si mostra disponibile ad accettare il suo cammino verso la passione e morte. Satana, ovvero chi divide, chi cerca di separare e staccare il discepolo dalla comunione con il Signore. Satana che ha tentato Gesù stesso!

Eppure Gesù non si perde d’animo, porta con sé tre dei discepoli, in un luogo in disparte, sul monte alto, luogo di intimità, di pace, lontani dalla folla, lontani dal rumore. Più vicini a Dio perché spesso il monte è simbolo dell’incontro con il Signore (Mosè al Sinai, Elia all’Oreb). Più vicini a lui stesso, senza distrazioni, per parlare al loro cuore.

E questa parola è preceduta da un segno straordinario: Gesù “cambia di aspetto”, il suo volto “brilla come il sole”, la sua veste è “candida come la luce”. Pietro, a nome di tutti, è toccato nel cuore, sorge spontanea in lui quella frase che esprime la sua gioia e la sua contentezza: “È bello per noi stare qui”. Questa bellezza rimanda alla creazione quando Dio riconosce che la sua opera “è cosa buona, bella”, addirittura arrivando al superlativo, “molto buona” quando crea l’uomo. E i rabbini leggono le pagine della Genesi spiegando che creando Adamo ed Eva Dio diede loro “tuniche di luce”.

Sì, su questo monte Gesù fa intuire il senso profondo dell’essere con lui: una comunione che ri-crea, dà nuova luce alla vita dei discepoli; e riporta Pietro, Giacomo e Giovanni al momento in cui hanno lasciato tutto per seguirlo, intuendo, sperando, desiderando la pienezza di vita che traspariva da quell’uomo che li andò a cercare sulla riva del lago.

Non è forse successo così anche a ciascuno di noi? Nel momento in cui abbiamo deciso il cammino della nostra vita, quando una persona, una parola, un luogo hanno fatto brillare una luce che ha illuminato il nostro futuro e ci ha convinto a lasciare tutto per raggiungere quella luce? Luce o perla preziosa o tesoro nel campo...

Certo poi i discepoli scenderanno dal monte, noi stessi abbiamo sperimentato la fatica della vita e del tempo. Ma quell’istante può rimanere come occasione che ci ricorda il bene che sta davanti a noi.

Il racconto di oggi finisce con i discepoli di nuovo con Gesù solo. Pietro voleva costruire “tre tende”, ora rimane solo Gesù, la Parola che “ha posto la sua tenda fra di noi” (Gv 1,14), che è divenuto come noi per accompagnarci verso il Padre mostrandocene il volto pieno di tenerezza. Gesù si avvicina ai discepoli, si china sulla loro paura, li tocca, li rialza (lo stesso verbo della resurrezione) e dice “Non temete”. 

Parole da custodire anche nel nostro cuore.

fratel Marco