Tu hai valore per Dio
15 agosto 2025
Dal Vangelo secondo Luca - Lc 1,46-55 (Lezionario di Bose)
In quel tempo46Maria disse:
«L'anima mia magnifica il Signore
47e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
48perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
49Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente
e Santo è il suo nome;
50di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
51Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
52ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
53ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
54Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
55come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
La liturgia oggi festeggia il transito della Madre del Signore, festa chiamata Dormizione della Vergine Maria nelle chiese orientali, festa introdotta in tutto l’impero bizantino già dalla fine del VI secolo e che giunse qualche decennio più tardi in Occidente con il nome di Assunzione.
Il brano su cui la liturgia ci invita a sostare è il brano del Magnificat che ha ispirato tante musiche, tante opere. È quello splendido canto che ci accompagna ogni sera, al calare del sole, durante i vespri. Momento di meditazione, di ripensamento della nostra giornata e della nostra vita che apre al riposo nella consegna fiduciosa che noi tentiamo di fare nelle mani del Signore.
È il canto che nasce dal profondo di Maria, sgorga dal suo cuore dopo l’incontro con Elisabetta, dopo aver condiviso con lei questo enorme mistero: la vita che prende forma in lei.
Che grande mistero la nascita, tanto più una nascita così inaspettata, voluta dall’amore di Dio per tutta l’umanità, nascita che cambierà le sorti del mondo e darà un senso alla storia.
Maria sente il bisogno di raccontare di sé, di comunicare ciò che sente, ciò che ha provato perché è così che c’è relazione, condivisione, e noi umani siamo relazione.
Ha sperimentato il dono del Signore, proprio per lei che nella sua umiltà sa di non averlo meritato. Il dono, dobbiamo riconoscerlo, non è la risposta ai nostri meriti, ma ci raggiunge nella gratuità.
Il Signore “ha guardato l’umiltà della sua serva” (v.48) e Maria riconosce in questo sguardo la salvezza per lei e per il mondo intero. Dio ha guardato ciò che per gli uomini arroganti, sicuri di sé, non è degno di essere guardato. E Maria si sente amata per quello che è, per la sua storia, per la sua vita, per la sua piccolezza. E coglie così l’amore del Signore anche per tutti quelli che l’hanno portata ad essere così, nel bene e nel male.
Accetta di vedersi nella sua piccolezza, questa verità che la rende libera, e così può vedere ciò che è bene e ciò che è male avvolto dalla misericordia del Signore. È stata scelta, chiamata, amata. È così per lei, per Israele, per ciascuno di noi. Tutto ciò che è in noi è guardato da Dio ed ha valore per Dio. Tante volte per noi è difficile riconoscerlo…
Maria riconosce il dono della salvezza. Ma non ne fa un tesoro per lei: legge ciò che il Signore ha fatto per lei come segno di “misericordia per tutte le generazioni”, in eterno, per sempre.
E così il canto di Maria si allarga estendendosi a tutta l’umanità. Racchiude tante parole preziose della Scrittura, le unisce in un unico canto che esprime tutta la sua gioia e la sua riconoscenza al Signore.
In filigrana restano tutte le contraddizioni della storia e la fatica dell’uomo spesso, troppo spesso schiacciato dall’arroganza dell’uomo sull’uomo, causa di male. Ma il destino si capovolge. Dobbiamo crederlo e sperarlo.
Il Magnificat è un canto di gioia che conta sulla fedeltà del Signore alla sua Parola. Un canto che ogni sera ci accompagna per non disperare, per non farci travolgere dagli eventi, per spingerci ad accogliere, giorno dopo giorno, la Parola di Dio che ci guarda, ci parla, ci guida.
sorella Margherita