Lasciare per vivere

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26 agosto 2025

Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 19,23-30 (Lezionario di Bose)

In quel tempo23Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. 24Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». 25A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». 26Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
27Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». 28E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele. 29Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. 30Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi.


Gesù ha appena risposto al giovane che lo interrogava: “Va’, vendi tutto quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!” (Mt 19,21), e il giovane se ne va triste perché possedeva molte ricchezze. Ecco allora il monito di Gesù con cui inizia il testo di oggi: “Difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli”. 

L’essere ricchi è un elemento che ci allontana dal regno. Nei suoi ultimi giorni santa Teresa di Lisieux alle sue sorelle che erano accanto a lei e cercavano di incoraggiarla dicendole che avrebbe portato con sé molte opere buone, lei rispose: “Anche se avessi compiute tutte le opere di San Paolo, mi crederei ancora serva inutile e mi parrebbe di avere le mani vuote; ma è proprio questo che fa la mia gioia, perché, non avendo nulla, riceverò tutto da Dio”. 

È questo atteggiamento delle mani vuote, aperte, mendicanti che forse “il ricco” e anche ciascuno di noi fa fatica a capire fino in fondo e a vivere nella semplicità e quotidianità. Questo ricordare che la salvezza viene da Dio. Anche i discepoli riconoscono questa impossibilità di salvarsi e Gesù “fissando lo sguardo su di loro”, quasi a volere che quelle sue parole si fissino bene nella mente e nel cuore dei discepoli, quasi che dai suoi occhi esca quell’amore che viene da Dio, dice loro che sì, è impossibile agli umani, ma che tutto è possibile a Dio. Sono queste mani aperte che non trattengono e attendono tutto da Dio il dono da invocare e ricercare.

Pietro poi vuole sapere quale sarà la ricompensa dell’aver lasciato tutto per seguirlo. Questa dimensione del lasciare è importante nella sequela, ed è un aiuto nella vita umana per non lasciarci sempre trattenere dal laccio del passato, sia esso negativo e pesante, sia felice e appagante. Il lasciare padre e madre, lasciare la radice, l’origine può farci avanzare in acque profonde senza ancore di salvezza, non per rinnegare, ma per procedere più spediti. 

Ricco è chi accumula e mette una cosa sopra l’altra, sovrappone, mentre è povero chi svuota e lascia spazio alle novità. Perdere per guadagnare e lasciare per permettere al Signore veniente di aprire un futuro nuovo per noi. Sono molti i vincoli affettivi, morali, sociali per cui fatichiamo a lasciare. Sono molti i legami, i ricordi, i pensieri, i sensi di colpa che minano la libertà, il cammino in avanti. Chiediamo al Signore la semplicità e leggerezza per poter vivere l’oggi: l’oggi di Dio! La logica evangelica è spesso capovolta, i primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi. I primi sicuri di sé e sazi saranno umiliati e gli ultimi che si riconoscono peccatori saranno esaltati, secondo la logica della parabola del pubblicano e del fariseo.

Chi lascia ricevere e chi è povero avrà in eredità la vita eterna.

sorella Roberta