No alla vendetta!

Giovanni Frangi
Giovanni Frangi

17 settembre 2025

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 7,18-35 (Lezionario di Bose)

In quel tempo, 18Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutte le opere compiute da Gesù. Chiamati quindi due di loro, Giovanni 19li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 20Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». 21In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. 22Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. 23E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
24Quando gli inviati di Giovanni furono partiti, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? 25Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. 26Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. 27Egli è colui del quale sta scritto:

Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero,
davanti a te egli preparerà la tua via.


28Io vi dico: fra i nati da donna non vi è alcuno più grande di Giovanni, ma il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui.

29Tutto il popolo che lo ascoltava, e anche i pubblicani, ricevendo il battesimo di Giovanni, hanno riconosciuto che Dio è giusto. 30Ma i farisei e i dottori della Legge, non facendosi battezzare da lui, hanno reso vano il disegno di Dio su di loro. 31A chi dunque posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? 32È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:

«Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,  
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!». 

33È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: «È indemoniato». 34È venuto il Figlio dell'uomo, che mangia e beve, e voi dite: «Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!». 35Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».


Il capitolo 7 del Vangelo secondo Luca si apre con due grandi prodigi da parte di Gesù: il servo di un centurione viene guarito e il figlio unico di una vedova viene “rialzato”, morto è richiamato alla vita. Nel “villaggio della consolazione” (Cafarnao) e in quello “ridente” (Nain) Gesù immette vita, spande profumi di resurrezione, genera ricominciamenti. 

Giovanni il Battista, l’amico dello sposo, viene informato di questi avvenimenti. E pone domande, attraverso due suoi discepoli. Anzi, la domanda: “Sei tu il veniente (erchómenos)?”. Giovanni cerca certezze sull’identità di Gesù, perché c’è qualcosa che non quadra nel suo modo di concepire il messia atteso. È come angustiato da un pungolo, assalito da un dubbio divorante. All’inizio della sua predicazione aveva annunciato: “Viene (érchetai) il più forte di me … vi immergerà in Spirito santo e fuoco. Tiene in mano il ventilabro per purificare la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile” (Lc 3,17-17). Giovanni si aspetta un messia “piromane”, sogna roghi per chi è inconsistente come la paglia, per chi non si converte a vita nuova. Gesù invece raccoglie il grano ma non brucia la paglia. Questo modo di agire mette in crisi Giovanni. È la sua “notte oscura”. Ai suoi occhi Gesù sembra essere un messia a metà, debole, scialbo.

Gesù non risponde direttamente alla domanda di Giovanni, ma compie dei gesti di terapia (etherápeusen) nei confronti di molti malati e dona la vista ai ciechi. Sono i fatti a parlare chiaro. Poi Gesù rinvia a parole prese in prestito dalle Scritture sante: “I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia” (cf. Is 35,5-6; 29,18; 42,7; 26,19; 61,1). Come alla sinagoga di Nazaret (cf. Lc 4,16-21), Gesù affastella passi del profeta Isaia, ma omette ogni riferimento alla vendetta, tema ben presente nei testi isaiani (cf. Is 35,4; 29,20; 61,2) e che Giovanni forse avrebbe voluto sentire dalla bocca di Gesù.

Gesù tra l’altro aggiunge: “E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!”, cioè beato è chiunque non si scandalizza del fatto che l’era della salvezza differisce da quanto si attendeva e sperava, che la compassione di Dio per i poveri, la predilezione per gli ultimi, i malati, gli stranieri e le vedove, ha preso il posto della vendetta divina! Il Dio che Gesù annuncia e racconta con la sua vita è un Dio di misericordia e di amore. Il brano evangelico di domani lo ribadirà con estrema chiarezza.

Sì, Gesù bandisce la vendetta, un animale feroce che abita costantemente nel nostro cuore. Di quelli difficili da domare. Inventiamo infinite forme di rivalsa e accurati piani di vendetta e spesso invochiamo un Dio che come Zeus usi la sua folgore olimpica per annientare i nostri nemici.

Gesù ha imparato molto da Giovanni, lo considera un profeta, il più grande fra i nati da donna. Ora Giovanni deve affidarsi al più piccolo, Gesù stesso. È chiamato a fare un gesto di fiducia e un cammino di conversione dello sguardo. Abbandonare la vendetta e lasciarsi ammaestrare dai gesti di misericordia e compassione di Gesù, in cui abita la vera sapienza.

fratel Giandomenico