Parole che chiedono un ascolto diverso
16 ottobre 2025
Dal Vangelo secondo Luca - Lc 11,47-54 (Lezionario di Bose)
In quel tempo, Gesù disse: 47«Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. 48Così voi testimoniate e approvate le opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite. 49Per questo la sapienza di Dio ha detto: «Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno», 50perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo: 51dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l'altare e il santuario. Sì, io vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. 52Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l'avete impedito».
53Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo in modo ostile e a farlo parlare su molti argomenti, 54tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca.
Che cosa accomuna i farisei ai dottori della legge, per avere da Gesù lo stesso trattamento? Non si tratta di un’antipatia particolare di Gesù verso due categorie di persone. Gesù non generalizza e non crea delle differenze sociali per rinchiudere l’umanità in una o in un’altra, per poi giudicarle e - perché no? - anche disprezzarle. Ciò che sta esprimendo Gesù è il rammarico verso chi ha un servizio da svolgere verso la gente e lo ha trasformato in un potere con il quale ingannare e schiacciare chi si affida a lui.
Ieri accusava i farisei di avere separato la teoria dalla pratica, o meglio di essersi rinchiusi dietro a regole di cui hanno dimenticato la funzione originaria: quella di portare la giustizia e la verità. Oggi Gesù, dopo la reazione risentita di un dottore della legge, risponde ricordandogli la sua infedeltà al servizio che gli è stato affidato.
Infedeltà che si traduce nell’ipocrisia di avere costruito le tombe ai profeti che i loro padri hanno ucciso, ma senza pentirsi e comprendere l’ingiustizia compiuta verso di loro. Quell’attenzione all’esteriorità che Gesù aveva contestato ai farisei ora è caratteristica anche dei dottori della legge. I quali hanno costruito tombe e culti a profeti uccisi dai loro padri e che loro stessi ancora adesso non ascoltano perché smentiscono il loro messaggio attraverso il proprio atteggiamento.
Un altro motivo di rammarico di Gesù verso i dottori è il fatto che non sono stati in grado di aprire la “porta della conoscenza” a chi era stato loro affidato e in tal modo non solo hanno sbarrato la porta a chi li seguiva, ma a loro stessi.
Le parole di Gesù non sono una condanna definitiva verso i farisei e i dottori della legge, ma una richiesta di conversione dai loro atteggiamenti, a partire da un ascolto anche di parole scomode come quelle che oggi Gesù rivolge a loro.
La fine del brano di oggi, purtroppo, non sembra narrare un buon risultato del dialogo tra Gesù e i suoi interlocutori: gli scribi e i farisei se ne vanno complottando contro Gesù. Un tale risultato dipende dal fatto che queste persone ancora una volta non si sono lasciate scalfire dal messaggio di Gesù. Si sono fermate alla prima emozione provocata dalle parole di Gesù: si sono sentite offese. E l’offesa subita chiude loro le orecchie. Una reazione normale, ma che non deve precludere la possibilità anche a noi di un ascolto diverso a parole diverse come quelle di oggi.
Se ci fermiamo solo al risentimento, come quel dottore della legge, faremo cadere queste parole su un terreno sassoso, ma se superiamo le nostre emozioni superficiali e permalose, potremo far sì che anche queste parole esigenti possano germogliare nel nostro cuore e portare frutto.
sorella Beatrice