Verso i nostri pari

Giovanni Frangi
Giovanni Frangi

7 novembre 2025

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 16,1-8 (Lezionario di Bose)

In quel tempo, Gesù 1diceva anche ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. 2Lo chiamò e gli disse: «Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare». 3L'amministratore disse tra sé: «Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. 4So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua». 5Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: «Tu quanto devi al mio padrone?». 6Quello rispose: «Cento barili d'olio». Gli disse: «Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta». 7Poi disse a un altro: «Tu quanto devi?». Rispose: «Cento misure di grano». Gli disse: «Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta». 8Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.


Nel capitolo 16 del suo Vangelo l’evangelista Luca raggruppa alcuni insegnamenti di Gesù sull’uso del denaro e dei beni terreni: un tema che dovrebbe interrogare sempre noi cristiani. E il brano di oggi che apre questo capitolo ci presenta una parabola che ci lascia perplessi, scardina il nostro modo quieto, lineare, di pensare, di ben-pensare.

Si parla del caso un amministratore, forse incapace ma di certo scaltro, che ha amministrato male il patrimonio che un padrone gli ha affidato. Gesù come sempre parla di eventi reali, concreti, che stanno anche oggi sotto i nostri occhi. L’amministratore ha sperperato denaro non suo. Ed ecco, contro le nostre aspettative c’è una lode per lui……

Certo Gesù non loda la frode, ma ci vuole portare verso altro, raccontandoci i pensieri, il comportamento dell’amministratore dopo l’accusa del padrone, sottolineandoci i vari aspetti.

E proprio qui penso sia il centro del messaggio di questo brano: il Vangelo, essendo “buona notizia”, apre ad una vita piena, vera, non è certo un testo di morale. Purtroppo a volte, nel corso della storia lo si è ridotto ad una serie di obblighi morali. Il Vangelo è buona novella è lo svelamento di Dio misericordioso verso noi figli amati, a noi riconoscerlo e vivere in pienezza fin d’ora.

Nella parabola di oggi il padrone non si sofferma sulla sua perdita, ma loda la scaltrezza usata dall’amministratore. Quest’ultimo prende atto del suo comportamento svelato dal padrone, non si giustifica, non cerca scuse e soprattutto non denuncia altri per il risultato della sua amministrazione. Gli viene chiesto conto, e certamente sarà licenziato. E allora, riconoscendo i propri limiti “non ho la forza, mi vergogno” usa le sue capacità, le sue doti, per crearsi un’alternativa, per poter sperare in giorni buoni per lui, grazie ai debitori del suo padrone, da lui sollevati dal loro debito.

Si serve cioè del denaro per crearsi nuove relazioni che lo potranno aiutare. Approfittando del tempo che gli è dato, dell’oggi, cerca di plasmare o meglio, di dare speranza al suo futuro.

E il versetto 8 che chiude il nostro brano ci invita a porre la nostra attenzione proprio sulla scaltrezza dell’amministratore. I “figli di questo mondo” usano infatti le loro capacità, la loro intelligenza per cogliere il presente ed agire di conseguenza, molto più dei “figli della luce”.

C’è un invito pressante in queste parole di Gesù a pensare, a trovare soluzioni, seguendo le indicazioni del Vangelo per costruire una vita che sia buona per tutti. E questo ci chiede responsabilità e non dimissione o sconforto verso i problemi. Ci chiede un’attenzione agli eventi quotidiani, vicini e lontani, usando il denaro, e non solo: tutto ciò che siamo in grado di fare con le nostre capacità, per camminare spediti verso il Regno che ci attende.

Al versetto 8 si legge che i figli di questo mondo sono più scaltri “verso i loro pari”. Questo è un invito per noi a creare relazioni fondate sulla verità di ciò a cui crediamo, relazioni veramente fraterne, verso tutti perché tutti sono nostri “pari”, nella coscienza di essere tutti figli e figlie di uno stesso Padre che prepara per noi un Regno.

sorella Margherita