Accresci in noi la fede!

Giovanni Frangi
Giovanni Frangi

10 novembre 2025

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 17,1-6 (Lezionario di Bose)

In quel tempo, Gesù 1disse ai suoi discepoli: «È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. 2È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. 3State attenti a voi stessi!
Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. 4E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: «Sono pentito», tu gli perdonerai». 5Gli apostoli dissero al Signore: 6«Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: «Sràdicati e vai a piantarti nel mare», ed esso vi obbedirebbe».


Nei tre quadri che compongono il brano di vangelo che oggi meditiamo, tutto è iperbolico e sproporzionato: immagini, numeri, effetti… Tutto è assoluto e illogico, e perciò al limite del reale e del possibile. 

Tutto è iperbolico e assoluto. Nel primo quadro (vv. 1-3a), iperbolica è l’immagine, quella dello scandalo: una macina da mulino, in pietra, messa al collo di un uomo, gettato nel mare dove annegherà a causa del peso di quel macigno, senza possibilità di salvezza. Nel secondo quadro (vv. 3b-4), iperbolica è la cifra, quella del perdono: sette è infatti, nella simbologia biblica, il numero indicante il tutto, l’infinito (non a caso, l’evangelista Matteo parla, con cifra ancor più esplicitamente iperbolica, di “settanta volte sette”: Mt 18,22). Nel terzo quadro (vv. 5-6), iperbolico è l’effetto, quello della fede: una pianta di gelso obbedisce alla grande forza della piccola fede di un credente. 

Tutto è, al contempo, sproporzionato e illogico. Nel primo quadro, sproporzionato è il rapporto tra azione e agente: lo scandalo è inevitabile, per cui ci si aspetterebbe una misura di clemenza per chi lo commette, e invece la punizione del colpevole è spropositatamente grave e pesante, come un macigno. Nel secondo quadro, sproporzionato è il rapporto tra rimprovero e perdono: il rimprovero è fatto una volta, e invece il perdono è concesso sette volte. Nel terzo quadro, sproporzionato è il rapporto tra fede ed efficacia: da una minuscola fede, dalle dimensioni pari a quelle di un seme, ci si aspetterebbe un effetto altrettanto minuscolo, e invece la sua potenza è tale che produce l’impossibile e l’incredibile.

La nostra reazione di fronte a tali parole e immagini “incredibili” usate da Gesù è la stessa degli apostoli. Una reazione di sbigottimento e, soprattutto, di impotenza, se non forse addirittura di incredulità: “Accresci in noi la fede!” (v. 5). 

Accresci in noi la fede, perché è troppo grande e pesante la nostra incoscienza e irresponsabilità nei confronti dei “piccoli”, quelli che ci guardano come fratelli maggiori e da noi si aspettano cura e pane per il cammino, mentre noi offriamo loro soltanto pietre di inciampo e ferite. 

Accresci in noi la fede, perché è troppo corrotto e ottuso il nostro cuore che, di fronte alla fragilità del fratello e della sorella, dimentica troppo spesso e facilmente la propria, e resta così schiavo del giudizio che non riesce a liberare tutti – il fratello, la sorella e noi stessi – dal giogo del male, del risentimento, della paura di essere liberi dal passato.

Accresci in noi la fede, perché è troppo debole e fragile il nostro affidarci alla tua parola che, offrendoci fiducia assoluta e donandoci il tuo “Spirito senza misura” (Gv 3,34), ci chiede soltanto di ritornare al nostro cuore con vigilanza purificatrice: “State attenti a voi stessi!” (v. 3a). 

fratello Matteo