Il dovere di aprire gli occhi
25 novembre 2025
Dal Vangelo secondo Luca - Lc 21,5-11 (Lezionario di Bose)
In quel tempo, 5mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: 6«Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
7Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». 8Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: «Sono io», e: «Il tempo è vicino». Non andate dietro a loro! 9Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
10Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, 11e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo».
Gesù, ogni giorno, insegna nel tempio a Gerusalemme. I responsabili religiosi e i capi del popolo cercano di farlo morire (Lc 20,19), mentre la gente lo ascolta con attenzione (Lc 19,47). È in questa tensione — tra il rifiuto di alcuni e l’accoglienza di altri — che Gesù si muove e si rivolge ai suoi discepoli, con un’esortazione alla vigilanza e al discernimento.
Il brano evangelico odierno apre un discorso in cui Gesù annuncia la rovina di Gerusalemme (v. 20) e del suo tempio (v. 6), e la venuta del Figlio dell’uomo (v. 27). Questo annuncio è stato provocato dall’osservazione di alcuni il cui sguardo era abbagliato dalla ricchezza degli ornamenti del tempio e non avevano capito la sua parola sul gesto di una povera vedova. Ella aveva gettato nel tesoro del tempio due monetine e Gesù aveva spiegato loro: «Ha gettato tutto quello che aveva per vivere» (v. 4). Letteralmente, il testo dice: “ha deposto tutta la sua vita”. Con questo gesto la donna si era rivelata vera discepola. Lo sguardo profondo di Gesù coglie la sua fede profonda, ed è a questa fede che Gesù vuol orientare tutti i suoi discepoli, anche noi oggi, spesso mondanamente attaccati alla superficie delle situazioni.
Gesù condivide, e quindi conosce, la realtà faticosa di tanta gente povera, malata, sfruttata da chi non ha senso né rispetto per l’altro. Come i profeti, Gesù denuncia il male e pronuncia un giudizio severo su chi lo compie. Il suo giudizio chiama alla conversione e perciò apre anche alla via della salvezza per chi accoglie la sua Parola.
La storia del mondo è da sempre segnata da violenza e ingiustizia operate dall’uomo. Oggi sappiamo anche che molti mali, un tempo ritenuti “naturali”, sono in realtà conseguenze dell’umana negligenza, della cattiva gestione e dello sfruttamento. Tutto questo male provoca non solo tanto dolore, ma anche confusione. Tanti, allora, si mettono a correre dietro a maestri e profeti autoproclamati, che vendono le loro teorie e pratiche illudendo la gente con una salvezza che non lo è. Gesù esorta, invece, ad aprire gli occhi sulla realtà e di non essere terrorizzata da essa (v. 9), ma di dar prova di fiduciosa resistenza. «Badate bene», dice, «per non lasciarvi trarre in inganno» (v. 8).
Sì, Gesù non fa un discorso apocalittico, ma chiede di aprire gli occhi sulle situazioni, sulla storia umana di sempre. Chiede di non rifugiarsi in speculazioni sulla fine del mondo, ma di stare in esso con una coscienza vigile. Questo per due motivi di fede, che ci aiutano a situarci in questo mondo.
Il primo motivo è che solo quando si è consapevoli di quello che succede vi si può rispondere con un impegno concreto per il bene, per quanto possa anche sembrare piccolo. Perché la fede si rende sempre operosa per mezzo dell’amore (cf. Gal 5,6).
La seconda ragione riguarda la fede come speranza e come attesa del Figlio dell’uomo. Il seguace di Gesù ha la certezza nella fede che questo mondo passa e che ci attende la vita eterna presso il Padre. Allora ogni bene vissuto in questo mondo è già un segno del Regno che viene.
Ricordiamo il gesto della povera vedova e lo sguardo profondo di Gesù.
sorella Alice