Come essere invitati a una festa

Foto di Dave Hoefler su Unsplash
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3 dicembre 2025

Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 22,1-14 (Lezionario di Bose)

In quel tempo, 1Gesù riprese a parlare ai capi dei sacerdoti e ai farisei con parabole e disse: 2«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. 3Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. 4Mandò di nuovo altri servi con quest'ordine: «Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!». 5Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. 7Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8Poi disse ai suoi servi: «La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; 9andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze». 10Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 11Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale. 12Gli disse: «Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?». Quello ammutolì. 13Allora il re ordinò ai servi: «Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti». 14Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».


Matteo ha collezionato tra il capitolo 21 e il capitolo 22 una serie di parabole e vicende che vedono Gesù ammonire i capi religiosi che lo incalzano e si oppongono alla sua predicazione. Infatti il brano che meditiamo oggi è preceduto dai vignaioli che non hanno rispetto per il figlio del loro padrone (Mt 21,33 e ss.) ed è seguita dalla disputa sul tributo all’imperatore (Mt 22,15 e ss.). All’interno di questa disputa con i sacerdoti e i farisei che cercano di catturarlo ma non lo fanno per timore della folla, Gesù rilancia il discorso con il racconto del banchetto nuziale.

Il contesto è quello di una festa, il Signore chiama i commensali a festeggiare con lui. Non si tratta di un semplice anniversario, ma del festeggiamento di un amore, quello del figlio che si sposa. È un appuntamento che viene preparato con cura, gli invitati vengono avvisati per tempo. Un avvenimento così peculiare non può essere rimandato per mancanza di invitati, i preparativi sono lunghi e impegnativi: “Ecco ho preparato il mio pranzo, gli animali ingrassati sono stati uccisi, tutte le cose sono pronte!” (v. 4b). Non si può rimandare, è tempo di festeggiare. Gesù sottolinea che questo festeggiamento si può paragonare al regno: il Signore ci invita a festeggiare con lui.

Eppure gli invitati “sono incuranti” dice il brano evangelico, non se ne prendono cura. Sembrano però delle persone che hanno cura di altro: chi di andare al suo campo e chi di curare i suoi affari.

La critica di Gesù è sottile: coloro che sono invitati, quelli che hanno maggiore vicinanza con il Signore, quelli che sembrano essere le persone giuste per partecipare alla festa, in realtà sono quelli che non ne colgono l’arrivo. Danno per scontata la vicinanza con il Signore, che per noi può essere la dimestichezza con le Scritture, l’assiduità alla Parola e alla preghiera, o sapere di essere persone che fanno del bene agli altri. Queste sembrano caratteristiche di coloro che possono avere accesso al Regno, ma alla fine non garantiscono la capacità di saper discernere il momento favorevole in cui il Regno si presenta e ci invita a parteciparvi. Rischiamo di non saper cogliere la novità dell’annuncio che i servi ci portano, anche se pensiamo di conoscere bene questo annuncio.

La reazione del re è fortissima, fatta di guerra e violenza contro coloro che non hanno seguito i servi annunciatori. Questa reazione trova spiegazione in altre parole di Gesù: "a chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più" (Lc 12,48). A questi invitati è stato dato molto, una vicinanza speciale, una relazione assidua con il re tanto da volerli con sé per festeggiare le nozze del figlio, tanto da mandare dei servi a pregarli di venire. Eppure non hanno ascoltato: la reazione descritta così violentemente vuole sottolineare il dolore che questo re prova nel vedere che coloro ai quali aveva concesso molto, alla fine non lo stanno seguendo.

Vengono quindi invitati tutti quelli che i servi riescono a trovare. Questi nuovi invitati hanno una caratteristica che i precedenti non hanno avuto: sanno cogliere la novità di quello che gli è stato annunciato dai servi e decidono di partecipare. Nel testo parallelo di Luca questi nuovi invitati sono “poveri storpi e ciechi”, cioè coloro che non hanno nulla da perdere e sono capaci di cogliere il dono che gli viene offerto; i primi invitati invece pensavano di perdere i loro affari recandosi alle nozze. 

C’è una caratteristica che Matteo sottolinea di questi nuovi invitati: sono “malvagi e buoni” (v.10). Vengono presi tutti insieme, il banchetto appartiene a tutti indistintamente, purché dinanzi al servo che li invita acconsentano a partecipare alle nozze. Non c’è nessun giudizio da parte del Signore. Non come noi siamo portati a giudicare. Nei vangeli ci sono spesso reazioni di diverse persone nei confronti di Gesù: “mangia con i peccatori” “non sa che questa donna è una peccatrice”. Siamo pronti a giudicare le vite che incrociamo ogni giorno, spesso anche a condannarle, ma di queste vite conosciamo dei frammenti, deformati dal nostro sguardo. Solo il Signore conosce il cuore, e non lo giudica. Anzi invita proprio coloro che noi non inviteremmo.

fratel Elia