Message du Patriarche œcuménique, Bartholomée Ier
La scelta del tema del vostro Convegno di quest’anno appare quanto mai opportuna, giacché la Trasfigurazione occupa una posizione centrale nella vita della nostra Chiesa e la sua esplorazione spirituale può essere decisiva per la comprensione delle verità della nostra fede e per lo stesso cammino spirituale di ciascun fedele verso Dio.
Allo stesso tempo, la Nostra umile persona desidera concentrare l’attenzione su due pericoli nei quali tutti noi possiamo incorrere nel tentativo di avvicinare e di toccare il Signore Trasfigurato.
Il primo pericolo è la nostra superba fiducia e il nostro temerario desiderio di vedere il Signore Trasfigurato e la luce inaccessibile che ha brillato sul Monte Tabor. È il desiderio di abbracciarlo con la nostra mente e di penetrare nelle profondità del mistero della Trasfigurazione, come se questo fosse oggetto di comprensione scientifica e di conoscenza intellettuale. In questo caso non è possibile incontrare il Signore nella luce inaccessibile della sua Divinità, poiché questo dono non può essere a noi concesso senza la partecipazione alle sue sofferenze. Il beato Apostolo Paolo poteva proclamare che “le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria che sarà rivelata in noi” (Rm 8,18), poiché consacrò tutta la propria vita a “soffrire per Cristo”.