Terra do Céu
E nesta palavra não há contradição mas, talvez, um abraço com a terra: quem pode dizer, olhando para dentro e em torno de si ou, prescrutando o horizonte longínquo, onde acaba a terra e começa o céu? E’ terra solo la zolla dissodata e la roccia impervia o non lo è anche la crosta che indurisce il nostro cuore? Ed è cielo solo la volta stellata e non il soffio vitale che ci abita? Così Maria, assunta in Dio, resta infinitamente umana, Madre per sempre, rivolta verso la terra, attenta alle sofferenze degli uomini e delle donne di tutti i tempi e di tutti i luoghi, presente al loro pellegrinare sovente incerto. Sì, per l’Oriente come per l’Occidente cristiano – al di là di formulazioni differenti – la Dormizione-Assunzione di Maria è un segno delle “realtà ultime”, di ciò che deve accadere in un futuro non tanto cronologico quanto di “senso”, un segno della pienezza cui i nostri limiti anelano: in lei intuiamo la glorificazione che attende il cosmo intero alla fine dei tempi, quando “Dio sarà tutto in tutti” (1Cor 12,28) e in tutto. E’ la porzione di umanità già redenta, figura di quella “terra promessa” cui siamo chiamati, lembo di terra trapiantato in cielo. Un inno della Chiesa ortodossa serba canta Maria come “terra del cielo”, terra, adamah da cui noi come lei siamo tratti (cf. Gen 2,7), ma terra redenta, cristica, trasfigurata grazie alle energie dello Spirito santo, terra ormai in Dio per sempre, anticipazione del nostro comune destino.