Ces "pères" qui ouvrent à la vie dans l'Esprit

19 settembre 2008
© Avvenire, Catholica 23
Avvenire, 19 septembre 2008
par ANTONIO GIULIANO
XVIe Colloque œcuménique international de spiritualité orthodoxe
Patriarcat de Constantinople et Patriarcat de Moscou

 

Avvenire, 19 septembre 2008
de Bose, ANTONIO GIULIANO

Il sole faceva capolino ieri sulla collina di Bose incuneandosi tra platani maestosi e fitte conifere.
Quasi a incoraggiare la ricerca di quella luce interiore che ha spinto oltre duecento religiosi e religiose da tutt’Europa quassù, in questo luogo lontano dal trambusto mondano. Fino a domenica esponenti di tutte le confessioni cristiane saranno protagonisti della XVI edizione del Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa. Un evento promosso e organizzato dal Monastero di Bose in collaborazione con il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e il Patriarcato di Mosca. Pur nelle diversità delle tradizioni, Oriente e Occidente cristiano si sono incontrati nuovamente per dare una bussola all’uomo contemporaneo. Presenti il vescovo Savvatij di Ceboksarsk del Patriarcato di Mosca e il cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito della Congregazione per le Chiese Orientali. La «Paternità spirituale nella tradizione ortodossa» è il tema di quest’anno tanto caro al cristianesimo orientale. «Come non si riceve la vita senza genitori – ha spiegato in apertura Enzo Bianchi, priore di Bose – così non si ricevono la Parola di Dio e i fondamenti della vita nello Spirito senza un padre spirituale saldamente radicato al Vangelo di Cristo».

In un clima fraterno rinfrancato dalla pace del luogo, i testimoni dell’ortodossia nelle varie tradizioni, bizantina, russa, serba, georgiana e romena, hanno voluto sottolineare l’importanza che un sacerdote, un frate o una suora possono avere nell’esistenza del credente. «Cristiani non si nasce, ma si diventa», sentenziava Tertulliano, grazie alla mediazione di un padre o di una madre capaci di accompagnarci nei segreti della nostra interiorità. Ma guai a rimanere soli di fronte alle insidie del maligno, come avverte l’Ecclesiaste: «Guai a chi è solo perché, se cade, non ha nessuno che lo rialzi» (Qo 4,10).

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