Ces "pères" qui ouvrent à la vie dans l'Esprit

Le Scritture non parlano esplicitamente del padre spirituale, ha ricordato ancora Enzo Bianchi, ma il suo ruolo è più volte sottolineato nella «Filocalìa» (dal greco «amore di ciò che è bello»), l’antologia che raccoglie le citazioni dei padri della Chiesa, dei monaci e degli eremiti dal IV al XV secolo. In questo testo, che mai mancava nella bisaccia del «Pellegrino russo», c’è scritto: «Non vi è altra via sicura di salvezza che quella di manifestare i propri pensieri ai padri e di ricevere da essi la regola della virtù piuttosto che seguire il proprio giudizio». Eppure nella Bibbia abbondano i precursori e i modelli della paternità spirituale: Giuseppe per il faraone, Mosè per Giosuè, Eli per Samuele, e poi nel Nuovo Testamento Giovanni Battista, Paolo di Tarso e soprattutto Cristo con i suoi discepoli. E sulla scia di questi esempi emersi nel convegno, si è levata anche l’esortazione affinché nessun protagonismo animi i padri, che devono rifulgere soltanto per l’esempio evangelico. In quest’ottica il vescovo Athenagoras di Sinope, del Patriarcato di Costantinopoli, ha voluto ricordare un testimone contemporaneo, il metropolita Emilianos di Silyvria, scomparso di recente. Prima che la riflessione proseguisse con due baluardi della storia della Chiesa: Basilio di Cesarea e Giovanni Crisostomo. Nella quiete di Bose riecheggiava così la preghiera di san Simeone: «Signore, degnati di inviarmi un uomo che ti conosce, perché, servendolo come te stesso e sottomettendomi a lui con tutte le mie forze, e compiendo così la tua volontà obbedendo alla sua, io possa essere gradito a te, la luce vera».

de Bose, ANTONIO GIULIANO

 

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