Discours d'accueil du patriarche Bartholomée Ier
La semplicità evangelica del nuovo papa, che Lei con grande sensibilità ha già avuto modo di apprezzare, speriamo potrà giovare molto al miglioramento dei rapporti fraterni tra le Chiese. Anche noi, insieme con Lei, nutriamo la viva speranza che il ministero del vescovo di Roma possa recuperare la funzione autentica che aveva nei primi secoli cristiani, quella di “presiedere nella carità”, secondo le parole di sant’Ignazio di Antiochia (Lettera ai Romani, Prol.), quale elemento di comunione che favorisce l’unità.
Pensiamo di intuire come tutto ciò possa trovare un’eco profonda nel Suo cuore di pastore che fin dall’inizio ha compreso ed esercitato il proprio ministero patriarcale come un vero servizio di comunione, a tutti i livelli. In un contesto politico ed ecclesiale in cui non Le sono state certo risparmiate prove e umiliazioni, e recentissimamente anche minacce e pericoli per la Sua stessa incolumità, Lei ha saputo seguire le orme di Cristo, l’Agnello diventato Pastore, facendo della croce un’occasione di comunione e della debolezza materiale la vera e unica forza capace di trasmettere al mondo la verità dell’amore.
Come Lei stesso disse con chiarezza nel Suo discorso di intronizzazione il 2 novembre 1991, il Patriarcato ecumenico è «un’istituzione puramente spirituale, un simbolo di riconciliazione e una forza disarmata». Tale è rimasto e sempre più è diventato in questi anni. Il ministero di comunione da Lei svolto con totale dedizione all’interno della Chiesa ortodossa è diventato infatti nel corso degli ultimi vent’anni un reale servizio rivolto a tutte le Chiese ortodosse, ma anche a tutti i cristiani e direi anche a tutti gli uomini, a prescindere dalla loro appartenenza confessionale, nazionale o etnica.