Discours d'accueil du patriarche Bartholomée Ier
Nel contesto di tale servizio di riconciliazione universale si inscrivono le molteplici iniziative che il Patriarcato ecumenico ha intrapreso in favore della pace tra i popoli, della giustizia sociale e della tutela del creato: queste ultime, già inaugurate dall’indimenticabile patriarca Dimitrios, il patriarca dell’agàpe, sono state da Lei proseguite e sviluppate con particolare vigore e convinzione. In questo servizio alla comunione tra tutti i popoli e con il creato, Lei non ha esitato ad annunciare con coraggio e parresìa/παρρησ?α l’ethos ecclesiale ortodosso anche nelle più alte sedi istituzionali del mondo: è Sua ferma convinzione, infatti, che dietro ai problemi con cui l’umanità oggi si trova drammaticamente confrontata si nasconda una falsa concezione antropologica che nega la vera grandezza e dignità della persona umana quale essere creato «a immagine e somiglianza di Dio», chiamato a trasfigurare la sua vita e quella della creazione per vivere nella κοινων?α con Dio, con i fratelli e con tutta la creazione. È questa convinzione, unita a un sentimento di responsabilità di fronte a Dio e agli uomini, che l’ha spinta spesso a levare alta la voce contro uno stile di vita non in armonia con la nostra vera natura di uomini.
Sappiamo bene che in questo Suo ministero di riconciliazione e di comunione a servizio delle Chiese e dell’umanità intera Lei ha sempre attribuito un grande valore allo stile di vita del monachesimo cristiano, quale ci è stato insegnato e trasmesso da una catena ininterrotta di padri spirituali in oriente e in occidente: uno stile di vita che, come diceva il grande Basilio – che, Lei sa, sentiamo come grande padre e ispiratore della nostra comunità –, è fondamentalmente la «vita secondo l’evangelo» (Lettere 207,2) proposta a tutti i cristiani, ma che appare come qualcosa di “diverso” nella misura in cui come cristiani abbiamo dimenticato l’evangelo per «conformarci alla mentalità di questo mondo» (Rm 12,2); e come diceva ancora il Suo grande predecessore san Gregorio il Teologo, anche lui filomònacos, «la condizione monastica è anzitutto caratterizzata dalla stabilità nello stile di vita più che dalla separazione dagli uomini» (Orazione in lode di Atanasio 20).
Dobbiamo riconoscere che gli insegnamenti del monachesimo ortodosso, antico e moderno, cui vogliamo incessantemente attingere, sono stati fondamentali nella storia della nostra comunità e ci hanno permesso una comprensione più profonda del mistero cristiano. Non possiamo dimenticare, accanto allo studio e alla riscoperta delle opere dei padri del monachesimo antico, cui ci siamo dedicati fin dai primi anni della nostra esperienza monastica qui a Bose, l’importanza dei contatti con le comunità monastiche viventi nei paesi di tradizione ortodossa, in Grecia, Serbia, Romania, Russia, Georgia, Libano, Egitto e Siria... Penso in modo particolare ora alle comunità monastiche della Santa Montagna dell’Athos, l’Aghion Oros che si trova sotto la Sua diretta giurisdizione patriarcale, e che è stato da noi frequentata assiduamente fin dagli anni ’60: ancora oggi, quasi ogni anno, un piccolo gruppo di fratelli vi si reca in pellegrinaggio, per ravvivare i legami di amicizia e ricevere un conforto spirituale dai padri che là dimorano nel silenzio e nella preghiera. In questo modo ci sentiamo vicini al cuore pulsante della “Grande Chiesa di Cristo”, ai suoi autentici tesori spirituali, nascosti agli occhi del mondo ma preziosi davanti a Dio.