Conférence de Iosif Bosch, évêque de Patara

 

Dalla Triunità Soprannaturale alla creazione

La comprensione teologica della Divinità Uni-trina implica che in essa si auto-realizzano ab aeterno l’unità e la molteplicità, l’identità e la differenza, la positività e la negatività. Queste categorie, anche se osservabili e tangibili nella realtà creata, devono essere applicate all’essere Uni-Trino in modo assoluto. Di conseguenza, queste categorie proprie dell’Essere assoluto in sé, lungi dall’essere considerate come una sorta di imperfezione o diminuzione, vengono valutate come un paradosso sovra-essenziale della perfezione divina.

Questa doppia, ma nello stesso tempo unica, realtà dell’Essere Divino, dell’actus purus, viene necessariamente manifestato entro la relatività della creazione come creatio ex nihilo: la Monade Tri-ipostática, suprema e ultima unità e molteplicità auto-realizzata nella sua immanenza divina, deve essere considerata origine sia dell’identità sia della pluralità nel creato.
Dio, esse in se nella sua essenza, ma ad alio nella sua energia, viene considerato, quindi, come “endo” ed “exo”, ossia relazionalità pura ed assoluta in se stesso – e verso se stesso – in quanto Uno e Trino, ma anche verso il creato, secondo la sua energia increata.

In questo modo, soltanto un Dio trinitario può rendere plausibile la comprensione ultima della realtà creata. Nelle diverse ipostasi divine è un fatto ab aeterno l’ essere-uno-e-lo-stesso-non-essendo-ed-essendo-altro: realtà sovra-essenziale che effettivamente compie l’intima auto-realizzazione di Dio in sé - ad intra - nella distinzione ipostatica e -ad extra- nei suoi divini progressi.
Quindi, questo Dio Uno e Trino, che contiene in sé stesso, in maniera  originale ed unica, differenza e pluralità, crea ed estende nella sua creazione, quello che Egli è per natura -φ?σει- cosicché per grazia -χ?ριτι-, il creato, nella differenza e nella pluralità, si perfeziona unitivamente.