Seguire Gesù fino alla fine
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25 luglio 2024
Mt 20,17-23
In quel tempo Gesù 17mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: 18«Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte 19e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà».20Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. 21Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di' che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». 22Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». 23Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Oggi facciamo memoria di S. Giacomo di Zebedeo apostolo, uno tra i primi chiamati alla sequela di Gesù. Fu testimone di alcuni degli eventi più importanti della vita di Gesù come la Trasfigurazione e il momento al Getsemani. Insieme al fratello Giovanni venivano soprannominati da Gesù come “figli del tuono”; doveva infatti avere un carattere forte, impulsivo e irruento.
Nel vangelo scelto per la sua memoria si ricorda la richiesta che la madre dei due fratelli fa a Gesù di concedere loro di sedere uno alla destra e l’altro alla sua sinistra. Era desideroso di avere posti importanti, o almeno la madre lo desiderava per lui.
Non è facile lasciare da parte l’immagine o la proiezione che gli altri hanno su di noi, soprattutto nel caso dei genitori, che desiderano anche cose buone per noi, come i primi posti, ma che spesso non corrispondono al desiderio profondo della nostra vita o al desiderio profondo con cui vuole essere seguito Gesù, che infatti ci spiazza con la sua risposta.
La domanda può anche essere legittima, ma è senz’altro fuori luogo: seguire Gesù comporta una sequela fino alla fine, fino al cammino della croce. Questa richiesta infatti fa seguito al secondo annuncio che Gesù fa della sua passione, della sua condanna a morte e crocifissione e della resurrezione.
La madre pensa già al regno e ai posti d’onore che i figli possono avere. Gesù riporta alla realtà della vita in cui ciascuno ha un suo calice da bere. La sequela è fino alla croce e alla morte, che si manifesta nella vita di ciascuno in modi e forme diverse. La madre voleva delle scorciatoie e delle sicurezze che la vita e la vita di fede non possono dare.
La vita è madre e anche matrigna. Madre per tutte le cose belle che ci dona: la natura, l’amore degli altri, gli affetti, le occasioni belle e inaspettate. Matrigna per le cose brutte e dure che porta ugualmente con sé: disastri naturali, malattie, sofferenze, separazioni, contraddizioni.
Allora Gesù richiama al calice che lui berrà e che anche noi possiamo essere chiamati al bene, come a dirci di non stupirci e ribellarci se questo arriva nella nostra e altrui vita. Noi abbiamo paura delle esigenze che la vita e la fede possono portarci, ma Gesù ci invita a non temere perché è la strada che anche lui ha percorso e quindi ci è vicino e anche perché il Padre ha preparato un posto per noi, anche se non sappiamo quale sia e soprattutto non possiamo pretenderlo.
Nei versetti che seguono gli altri apostoli si sdegnano con i due fratelli per la richiesta della loro madre e Gesù annuncia loro con forza che la strada non è diventare grandi, essere primi: la strada è servire proprio come lui, che “non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (v. 28).
Giacomo diede la vita per il Signore, Erode lo fece uccidere a Gerusalemme (cf. At 12,2).
Chiediamo attraverso la sua intercessione di essere anche noi fedeli discepoli del Signore, accettando anche il caro prezzo che questo può implicare, sempre certi del suo amore che non viene meno e che salva le nostre vite facendole risorgere alla vita per sempre nel suo Regno.
sorella Roberta