20 febbraio 2025
Ci sono domande nella vita a cui non viene data risposta e questo accade anche nel dialogo con il Signore. Una delle domande che non trovano risposta è quella del male in tutte le sue forme. Di fronte a questo mistero che pure ben conosciamo e sperimentiamo dentro di noi e fuori di noi, i nostri perché si perdono nel silenzio e un’altra domanda ci raggiunge: “Tu, come reagisci dinanzi al male? Dinanzi alla zizzania, alla cattiveria, al male, alla sofferenza? Come vivi quella “dolce speranza” (Sap 12,19) che il Padre ha posto nel cuore dei suoi figli?
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19 febbraio 2025
Oggi ascoltiamo la spiegazione che Gesù dà ai suoi discepoli della parabola del seminatore, e già qui abbiamo uno spunto per la nostra meditazione: noi possiamo comprendere la Parola ascoltando Gesù, la parola fatta carne, colui che è la chiave ermeneutica, interpretativa, delle Scritture.
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18 febbraio 2025
Tra la parabola del seminatore (o, meglio, del seme) e la sua spiegazione Matteo pone questo brano che rivela il motivo per cui Gesù usa le parabole nella sua predicazione. Le parabole – così come i sogni, le visioni, i mimi profetici hanno immagini tratte dalla vita e dal lavoro di tutti i giorni: la massaia, il pescatore, l’agricoltore, il falegname, il sarto, il vignaiolo… ma anche la prostituta e gli sfruttatori del suo corpo, attivi e passivi, come pure i potenti abusatori – servono a narrare in termini noti una verità altrettanto reale ma meno visibile.
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17 febbraio 2025
Le immagini del Padre che Gesù ci rivela sono sempre disarmanti perché ci parlano di un Dio senza misura, senza calcolo, che ci è vicino sempre e nulla di noi lo allontana da noi, neanche il nostro peccato, la nostra infedeltà, la nostra incapacità di cambiare e camminare dietro a lui. Sì, Gesù ha imparato dal Padre che in ciascuno di noi c’è anche e sempre quel terreno buono che porta e porterà frutto.
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15 febbraio 2025
“A questa generazione non sarà dato alcun segno” – tronca netto Gesù. Perché un rifiuto così categorico? Secondo Matteo e Luca, egli avrebbe almeno offerto sé stesso come segno, la propria morte e resurrezione (Mt 16,4; Lc 11,29). Qui invece proprio nulla, “alcun segno”, senza possibilità di appello: “Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva”.
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14 febbraio 2025
I santi Cirillo, monaco, e Metodio, vescovo, “apostoli degli Slavi” del IX secolo, di cui oggi facciamo memoria, hanno incarnato fedelmente nelle loro esistenze le indicazioni semplici e audaci che Gesù rivolge ai settantadue discepoli missionari. Gesù non vuole che il gruppo dei dodici diventi un circolo magico, un’élite di “amiconi”. Allarga gli orizzonti, condivide e spande potere, suscita carismi fino ad avvolgere il mondo intero con il suo evangelo. Nessuno può considerarsi escluso.
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13 febbraio 2025
Gesù lascia la Galilea e intraprende il viaggio verso la regione di Tiro; entra in una casa, sperando nascondimento e riposo in una terra straniera e pagana. Contemporaneamente una donna di lingua greca, siro-fenicia, pagana, intraprende il viaggio verso di lui, poiché la sua fama aveva varcato i confini (cf. Mc 3,7-8). Due cammini si incrociano.
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11 febbraio 2025
Sappiamo che la vita è fatta di priorità: stabilire un ordine tra i valori da custodire e le pratiche da osservare è importante perché la nostra vita sia coerente con le nostre convinzioni. Basta questo perché essa sia bella, buona e giusta? Il vangelo di oggi ci suggerisce una risposta sfumata.
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12 febbraio 2025
L’impuro che contamina, che espone a un rapporto pericoloso e nocivo con ciò che è santo, non viene da fuori ma da dentro. Perché di fronte all’umanità, altrui e propria, siamo esposti al rapporto con il Santo per eccellenza.
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10 febbraio 2025
Marta e Maria, le sorelle di Lazzaro, sono nei vangeli figure dell’ascolto, dell’accoglienza della Parola e dell’ospitalità. L’incontro si fa servizio, diakonía, cura materiale, dedizione, in uno slancio generoso di affaccendata ospitalità, che però dev’essere costantemente “sorvegliato” perché non degeneri in un affaccendarsi che diviene affanno e agitazione (cf. v. 41).
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8 febbraio 2025
Gesù è attento a tutti e a ciascuno. Vede la stanchezza dei suoi discepoli dopo la loro missione e li invita in disparte, perché possano “riposare un po’” (cf. v. 32). Vede anche la grande folla che li segue. La sua tenerezza, la sua attenzione gli permettono di scorgere il disorientamento di questi uomini e di queste donne, ciò che li abita, ciò che a loro manca. Non hanno direzione, non hanno un pastore che “cammina davanti alle sue pecore” (Gv 10,4). Gesù vede tutto questo e mosso dal suo desiderio di bene per l’umanità, “si mise a insegnare loro molte cose” (v. 34).
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7 febbraio 2025
Il brano che la liturgia ci propone oggi è preceduto e seguito dal racconto dell’invio da parte di Gesù dei discepoli e dalla loro accoglienza al ritorno dal loro viaggio. Il contesto in cui questi due brani sono inseriti è polveroso come le strade sulle quali avviene. Gesù invia per le strade i suoi discepoli invitandoli ad essere essenziali nel loro bagaglio e nella loro predicazione.
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6 febbraio 2025
Gesù è appena stato rifiutato a Nazareth, ma questo non arresta il suo cammino. E proprio in un momento di insuccesso invia anche i Dodici, quegli “apostoli”, che erano la sua comunità itinerante, a partecipare alla sua missione, che era cominciata proclamando: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio si è fatto vicino. Convertitevi e credete all’evangelo” (Mc 1,15).
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5 febbraio 2025
I discepoli seguono il loro Maestro in questo rientro a casa sua, ma non hanno alcun ruolo, è un faccia a faccia tra Gesù e i suoi concittadini, che sono stati uno dei cerchi più stretti della sua vita di relazione primaria.
Ma perché Gesù è tornato nella sua patria? Chi o che cosa lo hanno spinto a fare questo? Aveva già preso le distanze dai suoi (cf. Mc 3,31-35) e loro pensavano che fosse un povero svitato da recuperare in qualche modo, uno “fuori di sé” (Mc 3,21).
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