Un richiamo controcorrente


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Carta realizzata presso la fraternità di Civitella san Paolo (RM)
Carta realizzata presso la fraternità di Civitella san Paolo (RM)

3 settembre 2024

Lc 22,24-32

In quel tempo 24nacque tra gli apostoli una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. 25Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. 26Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. 27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.
28Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove 29e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l'ha preparato per me, 30perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù d'Israele. 31Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; 32ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli».


Nel corso dell’ultima cena Gesù affronta la disputa sorta tra i discepoli su chi fosse il più grande, introducendo un insegnamento rivoluzionario che sovverte le strutture gerarchiche e le convenzioni di dominio del suo tempo. Gesù capovolge la logica del potere, proponendo una visione completamente nuova in cui la vera grandezza si misura nel servizio agli altri e nell’umiltà di chi si fa piccolo per amore.

In quella circostanza, la condivisione del pane e del vino diventa un atto simbolico di servizio che esprime l’amore di Gesù per i suoi discepoli, anche di fronte al tradimento imminente. Egli afferma: “Il più grande tra voi diventi come il più piccolo, e chi governa come colui che serve” (v. 26). Infatti, Gesù stesso dice di sé: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire” (Mt 20,28). Questa è una eco delle profezie del servo sofferente di Isaia, che porta i pesi altrui (cf. Is 53,11), e di un Dio che sceglie gli ultimi per manifestare la sua potenza (cf. 1Sam 16,7). Nel Nuovo Testamento, questo concetto si attualizza in Gesù, che “svuotò sé stesso, assumendo la condizione di servo” (Fil 2,7).

Ma cosa significa essere il più grande? Per Gesù, la grandezza non riguarda il prestigio o la posizione sociale ma il modo in cui trattiamo gli altri, specialmente i più vulnerabili. La sua proposta è una rivoluzione interiore: la kenosi, ovvero lo svuotamento di sé (cf. Fil 2,6-11), un processo attraverso il quale essere “grande” significa un continuo uscire da sé, rinunciando al proprio io per riconoscere e accogliere i doni degli altri con amore incondizionato, in modo totalmente gratuito. Realizzare questo ideale richiede discernimento e una lotta contro l’egoismo che risiede nel cuore umano.

Tale abbassamento conduce a un cambiamento spirituale che ci avvicina a Dio e crea una comunione autentica con gli altri. L’umiltà, lungi dall’essere debolezza, è una forza che libera dai desideri egoistici e apre alla possibilità di portare amore genuino. La grandezza del servizio si manifesta nei gesti quotidiani (anche piccoli) e nella capacità di ascoltare chi ci sta intorno. Non è solo una questione di azioni esterne, ma una trasformazione interiore che rinnova il nostro sguardo sul mondo e ci aiuta a vedere l’immagine di Dio in ogni persona. Così ogni gesto di umiltà e ogni atto di servizio sono semi di speranza che possono illuminare le difficoltà del nostro tempo e testimoniare la potenza della compassione e dell’amore fraterno.

In un mondo dominato da ambizione e competizione, segnato dall’individualismo e dalla ricerca di successo personale, il messaggio di Gesù è un richiamo controcorrente. L’umiltà e il servizio non sono solo virtù, ma percorsi effettivi per incontrare Dio e vivere secondo la logica del vangelo. Nell’atto di servire, l’umiltà apre a una gioia profonda, che ci invita a riconsiderare le nostre priorità nella cura per il prossimo e a costruire relazioni più sincere e significative.

Una chiesa fondata sull’umiltà e sul servizio è quella incarnata da Gregorio Magno, di cui oggi facciamo memoria. Egli, vivendo il suo ministero come “servo dei servi di Dio”, ci mostra che la vera forza sta nel servire con generosità. L’invito a diventare “come il più piccolo” è una sfida per ogni credente, poiché ci orienta a vivere come Cristo, nel servizio e nell’amore.

sorella Monica