Non abbiate paura!
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2 maggio 2024
Mt 10,16-26
In quel tempo Gesù disse:"16Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. 17Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; 18e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. 19Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire: 20infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
21Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. 22Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. 23Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un'altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d'Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo. 24Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; 25è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia! 26Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto.
Con il brano evangelico odierno ci troviamo all’interno del secondo grande discorso di Gesù nel vangelo di Matteo. Un discorso indirizzato ai discepoli inviati in missione. L’evangelista raggruppa in questo capitolo, in una sorta di vademecum del missionario, molti insegnamenti attorno alla missione che, negli altri vangeli, si trovano un po’ sparsi in altri contesti.
La pericope che leggiamo oggi, nella memoria di sant’Atanasio, un pastore e padre della chiesa del quarto secolo, riguarda l’ostilità, il rifiuto e addirittura la persecuzione che incontra il testimone del vangelo.
Gesù avverte: “Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno … sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia …” (v. 17 e 18).
Atanasio, vescovo della chiesa di Alessandria in Egitto, era un grande difensore della fede formulata al concilio di Nicea e per questo ha conosciuto persecuzioni ed esili da parte degli ariani. Egli ha perseverato, saldo nella fede. In ogni luogo dove fu deportato ha messo la sua condizione a profitto della sua fede (cf. 1 Cor. 7,21). Dava così testimonianza da vero discepolo di Cristo, che ci parla ancora oggi. È stato anche un acuto teologo e questo gli è valso il titolo “il Grande”. Ricordiamo una delle sue affermazioni teologiche più note: “Il Figlio di Dio si è fatto uomo, perché noi diventassimo Dio”. “Diventare Dio” significa diventare a somiglianza di Cristo.
Gesù, nel suo discorso missionario, esorta i suoi discepoli proprio a questo, a cercare cioè di assumere i sentimenti di Cristo e adottare il suo stile di vita. Diceva che occorre che il discepolo diventi come il suo maestro e il servo come il suo signore (cf. v. 25).
Conosciamo il cammino pasquale di Gesù. Conosciamo il rifiuto, che egli ha conosciuto e non era un caso. Faceva parte della via della salvezza. In null’altro c’è salvezza se non nel Cristo crocifisso, afferma l’apostolo Paolo (cf. 1Cor 1, 18). Per testimoniare l’evangelo anche il discepolo è chiamato a prendere la sua croce (Mt 10,38) e a portare ciò che manca nella sua vita alle sofferenze di Cristo (cf. Col 1,24).
Il discepolo e la chiesa tutta, nel vivere e annunciare Cristo, conoscerà la via della croce. Le contraddizioni, le opposizioni, la persecuzione ne fanno parte, e sono addirittura segno dell’autenticità della missione cristiana.
Può darsi che queste realtà suscitino nel credente interrogativi e dubbi: perché la parola della verità è continuamente rifiutata? Perché il Cristo risorto non vince le forze ostili del male? Ma occorre lasciarsi liberare dalla paura.
Gesù, in questo discorso, per tre volte, esorta di “non avere paura”: v. 26; 28; 31. Il vangelo invita a leggere con coraggio le vicende difficili alla luce del Signore risorto. In quella luce il discepolo può ricordare che le sue fatiche e i suoi patimenti non sono segno di fallimento e di assenza di Dio e del suo regno. Al contrario, ogni situazione è occasione per dare testimonianza della speranza e della fiducia in Cristo. E di toccare con mano la presenza dello Spirito, che sostiene e ispira sempre ogni credente e la comunità tutta (v.v. 18 e 19).
sorella Alice