Nella verità e nella carità: Paolo Ricca

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Con tristezza e nella speranza della Resurrezione abbiamo saputo della morte, nella notte del 13 al 14 agosto, di Paolo Ricca, un amico dei primi tempi della comunità.

Prima ancora dell’esistenza di Bose, quando a Torino si riuniva, insieme a Enzo Bianchi, il gruppo chiamato “Fraternità ecumenica di Via Piave”, Paolo Ricca, pastore valdese della comunità di Corso Oddone, partecipava ogni tanto agli incontri.

Nei primi tempi della comunità, quando Daniel, uno dei primi fratelli, iniziava il suo ministero pastorale a Torino, questa amicizia continuò ad esprimersi e ci aiutò a concepire le modalità del nostro ecumenismo.

Abbiamo conosciuto Paolo per il suo impegno ecumenico, maturato progressivamente nel corso degli anni. Aveva partecipato, come giornalista, al Concilio Vaticano II e ne aveva presentato una lettura critica. Man mano però che il concilio lasciava intravedere dei frutti di rinnovamento nella chiesa cattolica – pensiamo all’importanza ridata alla Parola di Dio o il riconoscimento che, nelle altre chiese (nonostante si continuasse a chiamarle “comunità ecclesiali”) si manifestavano veri segni di vita cristiana e di chiesa – Paolo Ricca li seppe cogliere e vi seppe riconoscere un impegno sempre più forte nella ricerca dell’unità, non più come “ritorno” alla chiesa cattolica, ma come cammino da percorrere insieme verso l’unità come il Signore la vuole. Paolo Ricca venne così riconosciuto come “voce ecumenica” della chiesa valdese, sempre pronto a impegnarsi in un dialogo per l’unità nella verità e nella carità.

Più volte ci ha manifestato la sua amicizia, venendo a trovarci a Bose sia per corsi di noviziato che per “confronti” con la comunità e i suoi ospiti su tematiche ecumeniche: è tuttora disponibile la registrazione della sua riflessione sulla Riforma tenuta a Bose nel 2015. L’ultima sua presenza a Bose risale al Convegno internazionale sulla Riforma nel 2017, quando i partecipanti poterono godere di un profondo dialogo teologico tra il pastore Paolo Ricca e il card. Walter Kasper.

Confidavamo di poterlo avere ancora fra noi l’anno prossimo, così da confrontarci con lui anche su una delle questioni che non hanno mai smesso di abitarlo e di animare la sua riflessione teologica: l’ospitalità eucaristica. Ormai ci seguirà da quello spazio di comunione trinitaria in cui è entrato, uno spazio più grande di ogni nostra divisione.

A Paolo, la nostra riconoscenza per la sua testimonianza cristiana, la sua amicizia fedele e la sua lealtà teologica e spirituale. Sappiamo che non lo perdiamo, ci sarà presente in un modo altro, ancora più essenziale e profondo.