La gioia come frutto dello Spirito - Ritiro di Pentecoste

Domenica 23 Maggio 2021

Luigi D'Ayala Valva
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Una cinquantina di persone ha partecipato oggi al ritiro di Pentecoste, guidato da fr. Luigi con due meditazioni sul tema della gioia cristiana come frutto dello Spirito Santo. Prima di cominciare, il priore fr. Luciano ha espresso anche a nome della comunità gratitudine nei confronti di quanti hanno voluto partecipare a questa giornata di preghiera e riflessione: questi mesi di quarantena hanno infatti reso più vivo il desiderio di vicinanza reciproca, di scambio, di confronto. 

La riflessione del mattino ha introdotto il tema della gioia vissuta da Gesù. Gesù, infatti, nella sua vita terrena ha fatto esperienza di una gioia intensa e duratura, la gioia di sapersi e sentirsi Figlio amato del Padre. Un amore gratuito, che prescinde da qualità e comportamenti esemplari o moralmente ineccepibili. Gesù ha capito che l’amore che il Padre ha per lui, è un amore che è esteso anche a ogni essere umano. Dio, anche se ha innumerevoli figli, si preoccupa di ciascuno in modo particolare, come del suo unico figlio amato. Di qui il desiderio di trovare la “pecora perduta”, la “moneta smarrita” - narrazioni dell’amore di Dio che è insieme elettivo e verso tutti nelle parabole di Luca - e la gioia piena di esultanza nel ritrovarle. È l’intuizione decisiva che Gesù aveva avuto nell’esperienza del battesimo al Giordano e che era stata all’origine della sua predicazione. 

La comunità e gli ospiti hanno partecipato alla celebrazione eucaristica alle ore 12.00, cui è seguito il pranzo, consumato in piccoli gruppi – per assicurare il distanziamento - e nella gioia. 

Alle 15 la seconda meditazione ha preso in considerazione la gioia che secondo il Nuovo Testamento è propria, o dovrebbe esserlo, del cristiano. 

Ai settantadue discepoli che tornano dalla missione “pieni di gioia” per i loro successi, Gesù risponde: “Gioite piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli”. Una gioia quindi non legata al buon esito di un’impresa in cui pure ci si è impegnati e di cui si è soddisfatti, ma fondata sul sapersi amati: questo rivela l’espressione figurata “i vostri nomi sono scritti nei cieli”. C’è dunque gioia e gioia: da una parte la gioia legata a una funzione svolta bene e con successo, e dall’altra la gioia fondata sulla relazione personale con Dio stesso. 

Lo Spirito, protagonista della festa di oggi, la Pentecoste, mentre rende docili alla logica dell’amore vissuta da Gesù, educa anche alla gioia e a uno sguardo positivo sulla realtà che ci circonda, per liberarne la gioia nascosta: il suo compito di 

didáskalos, di maestro, consiste anche in questo, nel suggerire sempre motivi per scoprire e discernere la presenza nascosta di Dio, al di là di ogni contraddizione, purificando gli occhi dalle nebbie della tristezza e del ripiegamento su se stessi.

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