Città e cambiamenti - Osservatore Romano

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Monastero di Bose
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XVI CONVEGNO LITURGICO INTERNAZIONALE
ARCHITETTURA DI PROSSIMITÀ

Idee di cattedrale, esperienze di comunità

BOSE, 31 maggio - 2 giugno 2018


Osservatore Romano
di Mario Abis

Negli ultimi decenni siamo testimoni diretti di una globalizzazione che in primis significa urbanizzazione del mondo, ovvero trasformazione della visione di città che, aprendosi a nuovi orizzonti, crea soluzioni sempre più innovative. Fin dalle origini della cultura occidentale si è posto l’accento sull’insieme di pregiudizi che viziano il rapporto centro-periferia.

Se da un lato il centro è sinonimo di importanza, di potere, di legittimazione ed efficacia (dall’agorà al panottico, la stessa architettura ha esaltato positivamente il concetto di centralità come luogo del potere) dall’altro lato, per contrasto, la periferia viene confinata ad assumere un ruolo marginale e negativo, nonché svantaggioso e delegittimante. Questa sorta di tensione storica viene oggi a scontrarsi e a frantumarsi in un mondo caratterizzato da nuovi “processi di decentramento”, fotografati proprio da Augè. L’antropologo spiega come il processo di urbanizzazione corrisponda a un duplice sviluppo che vede la convergenza delle grandi metropoli con le vie di comunicazione e consumo, i cosiddetti “filamenti urbani”, ossia quegli spazi che saldano tra loro queste nuove e grandi agglomerazioni urbane.

In questo scenario «il mondo è un’immensa città. È una città-mondo», dove occorre ribaltare i pregiudizi e riabilitare il concetto stesso di periferia che, più che estinto, si trova oggi di fronte a un processo di trasformazione. Secondo Wallerstein «Centro/periferia è un concetto di globalizzazione del mondo premoderno»; nella modernità, invece, vi è un’immagine di centro demoltiplicato e onnipresente, in cui vige la regola di un eterno presente.

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