Progetto e comitato scientifico

XXI Convegno Ecumenico Internazionale di spiritualità ortodossa
LE ETÀ DELLA VITA SPIRITUALE
Bose, 4-7 settembre 2013
in collaborazione con le Chiese Ortodosse

Meteore, GR (particolare affresco, Dormizione di Sant'Efrem il Siro)PROGETTO E COMITATO SCIENTIFICO

Quasi cinquant’anni fa il celebre filosofo e teologo russo dell’emigrazione Pavel Evdokimov pubblicò a Parigi un libro che ha segnato quanti in occidente erano desiderosi di conoscere e comprendere meglio la spiritualità delle chiese ortodosse. Era intitolato: Les âges de la vie spirituelle. Des pères du désert à nos jours, Paris, 1964. Traduzione italiana: Le età della vita spirituale, Bologna, 1968. il XXI Congresso ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa, che si terrà a Bose dal 4 al 7 settembre 2013, ha scelto questa titolazione come tema per quell’anno.

La vita in Cristo è il dono che Dio Padre fa a quanti credono in suo Figlio Gesù, Cristo e Signore, e accolgono le grazie dei sacramenti dell’iniziazione cristiana (battesimo, unzione ed eucaristia). Pellegrino del Regno, il fedele, mosso dallo Spirito santo, entra in una dinamica di crescita, di approfondimento e d’interiorizzazione spirituali. Tale dinamica lo porta verso il compimento che lo salva dal peccato e dalla morte, e fa gustare già in questa vita la gioia della salvezza. Il dono della vita divina richiede tuttavia la sinergia del credente.

La parabola del seminatore e del seme può illustrare ciò che in ultima istanza resta il mistero dell’amore di Dio per la sua chiesa e i suoi figli (Lc 4, 1-20; Mt 13, 1-23; Lc 8, 4-15; Gv 12, 23-25). Il seme è la Parola di Dio. Il Cristo Gesù è il seminatore che semina generosamente, senza escludere nessuno. Ma i terreni non sono tutti della stessa qualità. Il credente deve lavorare e purificare la terra del suo cuore. Deve accettare di morire con Cristo sulla croce e di perdere la sua vita per amore di Dio e del prossimo. È chiamato a seguire il Cristo nella sua pasqua verso il Padre. La lotta spirituale in una sempre più grande obbedienza alla Parola di Dio è il pane quotidiano che egli mangia con pazienza (Lc 8, 15).

Il prossimo congresso ci aiuterà ad approfondire qualche aspetto essenziale di questo cammino lungo le tappe della conversione cristiana.

I profeti dell’Antico Testamento Mosè ed Elia percorrono le vie tortuose della loro missione, dalla vocazione alla visione di Dio, mediante l’abbandono alla volontà salvifica di Dio e la contestazione di questa stessa volontà. L’apostolo san Paolo, conquistato da Cristo risorto, si slancia verso di lui per divenirgli conforme (Fil 3). Cristo deve vivere in lui, e ogni cristiano è chiamato a crescere fino alla misura della pienezza di Cristo nella sua esistenza (Ef 4,13).

La grande tradizione sarà convocata per trasmetterci la sua testimonianza sulle tappe della crescita spirituale e sulle prove cui essa è esposta. Gregorio di Nissa ha individuato nelle figure di Mosè e della sposa del Cantico dei cantici degli esempi del progresso infinito del fedele e dell’asceta cristiano, sempre ancorando fermamente l’ascensione spirituale nella vita sacramentale. Giovanni Climaco ricapitola nel VII secolo un insegnamento già tradizionale sulle tre tappe della conversione monastica: i principianti, i progredienti e i perfetti. Le mette in relazione con le tre forme della vita monastica: cenobiti, abitanti delle skiti ed eremiti, che al tempo stesso egli relativizza. Isacco il Siro, in seno alla tradizione spirituale siriaca, traccia lui pure il percorso del monaco verso la purezza di cuore e la contemplazione. In occidente, nel mondo latino Benedetto da Norcia presenta la vita del monaco in comunità fraterna come una kenosi al seguito di Cristo, abbassamento che apre la porta della beatitudine pasquale. La Filocalia di Nicodemo Aghiorita e di Paisio Velichkovsky raduna un grande florilegio di scritti spirituali dei secoli precedenti, e abbozza in tal modo, sinfonicamente, le tappe della crescita spirituale. È tuttavia necessario ricordare che i padri della vita monastica (Antonio il grande, Teodoro studita ecc.) hanno riconosciuto che alcune persone sposate, viventi la vita cristiana nel mondo, erano agli occhi di Dio più sante di loro stessi.

Dopo un richiamo del legame intrinseco e ineludibile fra la vita spirituale e i sacramenti somministrati dalla chiesa, occorrerà scrutare le odierne modalità concrete della prima formazione monastica, dei lunghi anni della perseveranza con i suoi alti e bassi, del monaco in via di divinizzazione. Non è possibile far questo senza prendere in considerazione anche le prove ecclesiali e personali che siamo chiamati ad attraversare. La corrispondenza fra Giovanni Crisostomo in esilio e la diaconessa Olimpia ci parla in modo eloquente della lotta contro lo scoraggiamento (athumìa). Ticone di Zadonsk riflette sull’indebolimento fisico provocato dall’età e sul rinnovamento dell’uomo interiore. Può forse la tradizione monastica ortodossa fornirci indicazioni utili sui rapporti fra le successive età della vita umana (cf. Gc 3, 6, trochòs tes genéseos) e le età della vita spirituale? Quale rapporto fra l’età giovanile e lo slancio del fervore spirituale (cf. Diadoco di Fotica), fra l’età di mezzo e il servizio del prossimo (cf. Gregorio Magno, Dialoghi 2), fra la vecchiaia e la speranza cristiana nella malattia e nella morte? Altrettante domande su cui soffermare la nostra attenzione.
La grande tradizione biblica e patristica deve guidarci ancora oggi. Ma non possiamo non domandarci come e da chi essa può e deve essere trasmessa ai nostri contemporanei credenti e/o in cerca di senso e di Dio.

Bose, 5 novembre 2012

COMITATO SCIENTIFICO:

Enzo Bianchi (Bose), Lino Breda (Bose), Sabino Chialà (Bose), Lisa Cremaschi (Bose), Hervé Legrand (Parigi), Adalberto Mainardi (Bose), Antonio Rigo (Venezia), Luigi d'Ayala Valva (Bose), Michel Van Parys (Chevetogne)