Gesù e gli uomini: quando le fragilità si incontrano
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Bose, 28 aprile - 1°maggio 2007
Cosa succede
quando Gesù si manifesta
fragile e vulnerabile?
Gesù incontrando gli uomini sulla sua strada
e presentandosi
nella sua umanità e nella sua debolezza
cosa mette in atto?
“Beato l’uomo che conosce la sua debolezza. Questa conoscenza sarà per lui fondamento di ogni cosa buona e bella” (Isacco di Ninive): parole paradossali che raccontano il tragitto dell’uomo Gesù. Nel racconto delle tentazioni (Luca 4,1-13) Gesù entra in una dimensione di debolezza, si conosce nella sua piena umanità, conosce la sua fragilità. Vive il faccia a faccia con le possibilità di distorsione dell’umano e di Dio che sono in noi. Rifiuta di mettere Dio dove noi lo metteremmo (il miracoloso, lo straordinario, il magico, la potenza), resta attaccato alla Scrittura e alla fragilità del suo corpo. Impara ad accogliere i propri limiti, la propria costitutiva imperfezione umana alla luce della relazione con il Padre. Ma grazie a questo incontro con sé può entrare nell’incontro con gli altri.
Incontra attraverso essa gli altri uomini, senza paura e nella libertà. Incontra Zaccheo (Luca 19,1-10), incontra una donna di Samaria (Giovanni 4,1-42) e osando manifestare la sua debolezza e povertà (“Oggi devo fermarmi a casa tua” … “Affaticato dal viaggio … Gesù disse: ‘Dammi da bere’”) si apre all’incontro e al dialogo, dà all’altro la possibilità di uno sguardo su di sé diverso, libero dal giudizio. Gesù non fa della sua appartenenza religiosa una corazza, ma sa accogliere l’altro nella sua alterità etnica, di genere, religiosa e vincere l’inimicizia categoriale che nasconde i volti. Questo permette a chi lo incontra, di incontrarsi con la propria fragilità non più vista come minaccia o maledizione, di essere restituito alla sua piena soggettività umana e di aprirsi alla comunione con gli altri riconosciuti nella loro umanità come fratelli.