Ascoltare la voce del fragile silenzio
Bose, 6-7 otttobre 2007
“Dopo aver camminato a lungo per le vie, in mezzo alla gente, alle cose e ai segnali, ho voglia di isolarmi dal rumore: cerco un luogo tranquillo per riposare, rilassarmi, pensare, cominciare ad ascoltare. Questa condizione di silenzio e di solitudine mi permette di ritrovare una percezione di me e del mondo che mi sta attorno, precisamente un ascolto. Il silenzio che mi sono procurato, isolandomi dai rumori normali, mi permette di ascoltare. Ma è piuttosto un pensare, un ascolto pensante. Come se prima fosse stato l’esterno a riempire la mia esperienza, e invece adesso esterno ed interno agissero in me corrispondendosi. E forse è proprio questo gioco, grazie al quale interno ed esterno passano l’uno nell’altro senza appiattirsi e riassorbirsi l’uno nell’altro, che mi fa sentire e pensare assieme. Mi accorgo che in questo rilassarmi ho lasciato essere una dimensione di apertura della mia esperienza che di solito è messa a tacere” (Pier Aldo Rovatti).
La capacità di fermarsi e custodire il silenzio per accedere all’ascolto di sé, dell’altro, di Dio che parla attraverso la sua parola, è la prima condizione di ogni seria e autentica vita spirituale. Per vivere e non essere vissuti e agiti da altro. Ma il silenzio non è facile, vi sono “ombre” del silenzio che occorre attraversare per giungere a quel silenzio “altro” che ci mette in ascolto di noi stessi, delle nostre ferite sino a quella ferita profonda che è la paura della morte. Per poter scoprire proprio in essa, nella nostra costitutiva mortalità, la presenza del Dio di Gesù e cominciare a guardare a noi e alla storia con gli occhi di Dio. In questo cammino di silenzio e di ascolto siamo preceduti e accompagnati dall’esperienza di Gesù che passando attraverso le ombre del silenzio seppe ascoltare ed accogliere la propria fragilità e vulnerabilità, divenendo così capace di amore e comunione con gli esseri umani a partire dagli ultimi, dai poveri, dagli sfigurati.