Marianella García Villas
Marianella García Villas è una giovane e brillante avvocato, nata a El Salvador il 7 agosto 1948 da padre spagnolo e madre salvadoregna. Il contesto sociale e politico in cui vive è il medesimo in cui ha operato Oscar Arnulfo Romero: El Salvador è uno stato lacerato dalla guerra civile tra i militari al potere e i gruppi politici che chiedono maggiore giustizia; la povertà attanaglia la classe contadina; i poveri sono oppressi e uccisi da un potere che si professa come baluardo della cristianità, ma che in realtà è inumano e con il cristianesimo non c’entra niente. Marianella denuncia gli arresti, gli omicidi, le detenzioni senza accuse e le sparizioni di molti salvadoregni.
Raccoglie materiale sui desaparecidos, sulle donne violentate, su chi ha subito torture, e instancabile viaggia per fornire a partiti e governi di tutto il mondo la documentazione di quello che accade a El Salvador. Corre per l’Europa con lucide priorità: incontrare persone, parlare alla gente, rilasciare interviste alla radio e in TV, scrivere lettere e articoli; la caratterizza un tono umile e mai superficiale. Sa che per cambiare le coscienze e far nascere una nuova concezione del mondo bisogna impegnare a tempo pieno tutte le energie di cui si è capaci, in tutti i campi in cui si è in grado di dare un contributo di chiarezza, di profondità, di conoscenza e di umanità. Come monsignor Romero, riceve minacce di morte, ma continua la sua battaglia pacifica. Viene assassinata il 13 marzo 1983, a 34 anni, mentre conduce, per conto dell’Onu, un’inchiesta sull’uso dei gas tossici da parte delle forze armate salvadoregne. Viene uccisa tre anni dopo Romero. Da lui aveva imparato la denuncia audace, intransigente ma disarmata.
Da lui aveva appreso anche il coraggio della fede. Marianella è oggi testimone, per tutti i laici cristiani, di come si possa vivere la propria vocazione a trasformare le “spade in aratri”, coniugando cuore e intelligenza, carità e competenza professionale. Scrisse Paolo Giuntella, giornalista Rai, quirinalista e caro amico di Bose, in un articolo del 28 marzo 1983 in cui ricorda Marianella: “Alla fine la ragione della croce, apparentemente perdente nella storia, vincerà la ragione della spada e riscatterà la storia dell’uomo”, riscatterà l’orgoglio e l’indifferenza. Questa è la speranza che lo animava; questa è la speranza che animava Marianella, questa è anche la ragione della speranza, oggi, di chi crede.