Kasper Mayr
Kasper Mayr fu uno degli oppositori disarmati a Hitler. Era segretario dell’International Fellowship of Reconciliation, un movimento ecumenico che promuoveva approcci non violenti per la risoluzione dei conflitti e il superamento dell’ingiustizia politica e sociale.
L’abitazione dei Mayr, con il suo ampio giardino e gli alberi da frutta, si trova tuttora in un sobborgo di Vienna. Alla fine del marzo 1945, mentre le truppe russe si avvicinavano sempre più alla capitale austriaca, che era stata una delle città principali del Terzo Reich, i cittadini viennesi avevano buone ragioni per temere il peggio; anche chi, come Kasper, si era opposto al nazismo. L’esercito di Hitler, infatti, di cui avevano fatto parte molte migliaia di austriaci, aveva provocato almeno venti milioni di morti nella Russia sovietica, distruggendo centri industriali e devastando un gran numero di città. “Quello che si avvicinava era un esercito vittorioso che avrebbe compiuto la propria vendetta, che si sarebbe fatto strada a forza fino al centro della città”, ricorda Hildegard, la figlia di Kasper Mayr.
Nonostante la paura in città serpeggiasse quale sentimento comune, Kasper non chiuse a chiave la porta di casa; nascosti la moglie, la figlia e alcuni ospiti in cantina, lui se ne stava al piano di sopra, come in attesa. Quando i russi arrivarono davanti casa sua e batterono dei colpi contro la porta con le armi, Kasper aprì e rimase tranquillamente davanti a loro. Spinse di lato i fucili e a cenni li invitò a entrare, come se fossero ospiti attesi. I soldati, che di solito in simili circostanze si insospettiscono, intuirono dai gesti pacati a accoglienti di Kasper che forse la loro paura non era necessaria. Guardarono all’interno della casa per vedere se fosse una trappola. Scoprirono che non lo era. Kasper, secondo ciò che riferisce la figlia Hildegard, si accorse che erano sollevati. Tolse loro i fucili, chiamò gli altri, familiari e ospiti, dal seminterrato. Con i suoi gesti, riuscì a creare un’atmosfera di fiducia, amore, appartenenza. I soldati russi videro quanto Kasper e la sua famiglia fossero esili e affamati, dato che Vienna era rimasta tagliata fuori dalle provvigioni di cibo per lungo tempo, e condivisero le loro magre razioni. Inoltre, notando un’icona russa appesa al muro del salotto, un soldato si fece il segno della croce e si mise in preghiera di fronte all’icona. Altri si unirono a lui.
Se Kasper Mayr fosse stato armato, i soldati russi avrebbero trovato conferma alle loro paure. Invece, con la sua forza e calma interiore, che attingeva da una intensa vita di preghiera, riuscì a far riaffiorare la loro umanità e a farli uscire dalla terribile modalità della guerra. L’esperienza di Kasper è l’esperienza di tutti gli uomini e le donne che, a fronte delle proprie paure, a fronte di situazioni oggettivamente critiche e pericolose, persino mortali, osano una scelta di amore, di accoglienza, di mitezza. Una scelta che ha origine dalla fede. E la fede, dice l’apostolo Paolo nella Lettera ai Romani, nasce dall’ascolto, l’ascolto, a sua volta, dalla parola di Dio (cf. Rm 10,17).