La scelta giusta

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In quest’ora che precede l’aurora, in cui la luce diafana è sterile di ombre, la sagoma lunga e scura del nostro nocchiero si erge come un affronto all’ordine di natura. La placida corrente del Nilo, diramandosi nel suo dedalo di rivoli, ci ha ormai condotti vicino a Damietta, fino a quel limbo in cui il fiume e il mare si stringono in un abbraccio dolce-amaro che sfuma ogni identità.

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Benedetta debolezza!

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Avanziamo in fila indiana sullo strettissimo sentiero che sale zigzagando l’arida montagna. Sono ormai invisibili la fertile vallata disegnata dal fiume Karun prima di tuffarsi nel Golfo persico e la cittadina di Shushtar, da cui siamo partiti. Eppure, si ode ancora l’eco lontana del muezzin che saluta gli ultimi luminosi ricordi del sole ormai tramontato. O forse è solo suggestione?

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"Solo chi cerca, trova"

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Gentili passeggeri, stiamo per decollare. Destinazione: Egitto. Non sono previsti scali e il fuso orario è di 1700 anni: allacciate le cinture! Sorvoliamo Alessandria, una delle città più grandi e vivaci dell’epoca, vediamo strisciare sotto di noi quel lungo cobra che chiamano Nilo e raggiungiamo un punto da cui ovunque si guardi non si vede altro che la rugosa pelle d’elefante del deserto orientale, là dove tutto è scarso persino la sabbia. Tre, due, uno: pronti al lancio!

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