Fare della propria vita un capo­lavoro

15 01 29 itinerario della vocazione

E mentre passava per la via, un tale essendo corso e inginocchiatosi dinanzi a lui lo interrogava: “Maestro buono che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”. Ma Gesù gli disse: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”. Ma quegli gli dichiarò: “Maestro, tutto questo l'ho custodito fin dalla mia giovinezza”. Gesù fissando su di lui il suo sguardo lo amò e gli disse: “Una cosa ti manca: va', vendi quello che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo e vieni e seguimi”. Ma egli oscuratosi in fronte per la parola se ne andò rattristato. (Mc 10,17-22).

Per essere uomini autentici, per fare della propria vita un capo­lavoro, è invece necessario fare discernimento delle parole, delle proposte, delle presenze dominanti e interrogarsi... Il giovane del racconto di Marco è uno sconosciuto, sappiamo solo che era giovane (come appare dal racconto parallelo di Mt 19,16-22: cf. vv. 20-22), ma siccome si interrogava sul senso della vi­ta si è accorto del passaggio di Gesù e lo ha interrogato, si è arri­schiato a porre delle domande a quel rabbi che passava. «Maestro buono - gli ha chiesto - che cosa devo fare per ottene­re la vita per sempre?». C'è qui un atteggiamento di questo giova­ne che l'evangelo ci mette davanti: è uno che cerca, è uno che si in­terroga e quindi, al passaggio di un maestro, interroga chi è più esperto di lui... Voi giovani più che altri, voi giovani di oggi più di quelli della mia generazione, capite e cercate non una cultura dello studio, non una cultura della regola, ma quella della presenza. Per essere lonta­no dall'intellettualismo come dal dilettantismo e dall'esperienziali­smo chi è giovane cerca una presenza, cerca qualcuno che gli tra­smetta una verità vissuta. Ricordate Milarepa? Ricordate Siddharta? Ricordate il pelle­grino russo? Ricordate anche quei giovani che hanno incontrato e conosciuto Gesù fino a diventare suoi discepoli, fino a condividere la vita con lui? Cercavano, cercavano soprattutto una presenza, un maestro... e trovatolo lo hanno interrogato..

Nei detti dei padri del deserto sta scritto: Un giovane andò da abba Paisio e gli chiese: «Che devo fare? Dimmi una parola!». E quell'abba gli rispose: «Va' e sta' accanto ad un uomo esperto in umanità e imparerai cosa devi fare!». Il giovane del nostro racconto ha fatto così e, saputo della presen­za di Gesù, si è avvicinato a lui e lo ha interrogato sul «che fare?». Che fare per avere la vita per sempre, che fare per conoscere la liberazione, che fare per dare alla vita un senso oltre la morte, ol­tre il male che la minaccia?

ENZO BIANCHI, Itinerario della vocazione, Qiqajon, Bose, 1989