La bellezza rende il tempo relativo

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La bellezza risveglia un uomo dal torpore del cinismo, conferendogli l’intuizione che nessuna vita umana può essere contenuta da un’astrazione. Essa ha un impatto sorprendente sull’esperienza del tempo, che si ritrova a essere, alla fine, non un valore assoluto, ma qualcosa di relativo e di temporaneo: appena divenuti attenti alla bellezza, gli esseri umani scoprono che sono portatori di una realtà più grande che, quando coglie un’eco di se stessa nell’universo, sconfigge il tempo, facendo conoscere una dimensione nella quale solo la parola sopravvive. La bellezza, infine, forgia la comunione tra le persone indicando un regno universale in cui cessa la solitudine individuale, benché persista la personalità. In quel mondo, al di là della vita e della morte, l’amore si sente a casa. E quel “là” può essere raggiunto “qui”. Possiamo incontrare l’eternità “adesso” … La chiamata della bellezza è un desiderio per qualcosa conosciuto una volta ma perso per un po’.

Il nostro tempo è diffidente verso le parole, fugge i dogmi. Eppure, conosce il significato del desiderio. Desidera confusamente, senza sapere che cosa, se non la sensazione di avere in sé un vuoto che necessita di essere riempito. A mio avviso, è urgente mostrare la finalità “logica” di tale desiderare; per mostrare chiaramente che questo tipo di desiderio non è estraneo alla condizione cristiana ma trova compimento in Cristo. Il vangelo non annienta il nostro desiderare. Esso lo conferma, assicurandoci che ciò che noi desideriamo è reale e sostanziale …

È allettante innamorarsi del sogno della bellezza mentre si tiene la sua realtà sotto controllo: abbastanza vicino da soddisfare la nostra sensibilità, ma abbastanza lontano da far tacere ciò che esige. È possibile riconoscere la “logica” del desiderare anche mentre ci si rifiuta di dare una risposta “logica”. Per preservarci da tale allettante – ma, alla fine, insoddisfacente – incertezza del pensiero, possiamo ricordare che “prestare attenzione” è solamente uno degli aspetti della consapevolezza.

Un aspetto ulteriore, non meno importante, lo segue da vicino: quello di assumerci la responsabilità per ciò che percepiamo, del prendercene cura, di proteggerla e di tramandarla. Ciò che faremo a questo proposito determinerà l’integrità della nostra risposta alla chiamata della bellezza. Mostrerà se accogliamo la Parola che il nostro desiderare annuncia; se seguiamo la sua musica e corriamo il rischio di un incontro capace di trasformarci; o se scegliamo di lasciare che “l’altra notte” rimanga “un’altra”, una figura sfocata a cui rivolgerci in caso di bisogno, come un disco di musica di atmosfera per le notti di pioggia.

Erik Varden, La solitudine spezzata