Ti do del silenzio
Ti do del silenzio, in cui il futuro di te – e forse di me, ma con te e non come te e senza di te – può emergere e fondarsi … questo silenzio è possibile grazie al fatto che né io né tu sono un tutto, che siamo entrambi limitati, segnati dal negativo … Perché io possa tacere e ascoltare, ascoltarti, senza presupposti, senza imperativi segretamente all’opera – rivolti a te o a me – è necessario che il mondo non sia già concluso, che sia già aperto, che il futuro non sia determinato dal passato … Ascoltarti richiede dunque che io mi renda disponibile, che sia ancora capace di silenzio. Questo gesto sino a un certo punto mi libera. Ma soprattutto dà a te un luogo silenzioso in cui manifestarti, ti mette a disposizione uno spazio-tempo ancora vergine per il tuo apparire e le sue espressioni. Ti offre la possibilità di esistere, di esprimere la tua intenzionalità, senza gridare e persino senza chiedere, senza sovrastare, senza annullare, senza uccidere (L. Irigaray, Amo a te, Bollati Bornighieri, Torino 1992).