Quali luci illuminano la nostra vita?

Davide Benati
Davide Benati

30 aprile 2024

Gv 8,12-30

In quel tempo 12Gesù parlò e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». 13Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». 14Gesù rispose loro: «Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. 15Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. 16E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. 17E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. 18Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me». 19Gli dissero allora: «Dov'è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio». 20Gesù pronunciò queste parole nel luogo del tesoro, mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora venuta la sua ora. 21Di nuovo disse loro: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». 22Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: «Dove vado io, voi non potete venire»?». 23E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. 24Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati». 25Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. 26Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». 27Non capirono che egli parlava loro del Padre. 28Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. 29Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». 30A queste sue parole, molti credettero in lui.


“Io sono la luce del mondo, chi mi segue non camminerà nelle tenebre ma avrà la luce della vita”

Veramente potente l'inizio del brano che oggi è proposto alla nostra meditazione.

Il testo continua con un’accesa discussione in cui i farisei mettono in dubbio l'affermazione iniziale di Gesù e Gesù che invece dimostra la veridicità del suo essere veramente la luce del mondo, del suo non dare semplicemente testimonianza di sé stesso, ma di avere come testimone colui che lo ha mandato, cioè, il Padre. 

Questa discussione rispecchia bene quanto avviene anche nella nostra vita, in cui davanti ai nostri occhi brillano molte luci cercando di sedurci e illudendoci di poter cancellare le tenebre che abitano i nostri cuori. E così siamo subito portati a chiederci: quali luci illuminano la nostra vita? 

Le luci che così spesso ci attraggono illuminano davvero la nostra vita personale e comunitaria? Gesù con il suo insegnamento contenuto nell’Evangelo è davvero la luce che illumina la mia vita? È davvero colui che rende la mia vita luminosa, bella e felice? È davvero colui che porta all'interno delle zone tenebrose che abitano i nostri cuori la luce che le riesce a illuminare e che arriva a rischiarare anche i nostri volti?

Nella seconda parte del testo la discussione continua e si sviluppa attorno al tema dell’“Io sono”. “Io sono” che - non va dimenticato - è il nome di Dio rivelato a Mosè (Es 3,14). Nome ineffabile inscritto nell’impronunciabile tetragramma JHWH.

Il nostro Dio non toglie le tenebre, ma ci dice con forza che le può illuminare, può farci andare al di là di esse, può farcele attraversare come dice bene il Salmo 23: “Se anche vado nell’oscura valle della morte, non temo alcun male perché tu sei con me”! 

Ma c’è di più. Gesù le tenebre dell’oscura valle della morte le ha attraversate in prima persona venendo innalzato sull’abbassamento della croce. Innalzamento con il quale, ci dice il nostro testo, “attirerà tutti a sé”. E attirerà tutti affermando che proprio nel momento della croce, proprio nella terribile oscurità di quella morte, proprio quando lo innalzeremo in quel modo ci verrà rivelato l’“Io sono” di Gesù, che egli è la luce della vita, il Signore che vince la morte senza eliminarla, ma attraversandola e risorgendo il terzo giorno.

Il brano si conclude con una bellissima annotazione “A queste parole molti credettero in lui”. Annotazione che può al contempo essere terribile. Infatti, il nostro metterci in ascolto di questo testo o ha come esito quello di alimentare, consolidare e accrescere la nostra fede nel Signore Gesù oppure indurirà il nostro cuore impedendo alla luce della fede di renderlo luminoso. Il metterci in ascolto dell’evangelo è una grande responsabilità. Responsabilità di discernere nelle nostre vite la presenza dell’“Io sono”, presenza che se non viene percepita non può certo essere eliminata, ma viene resa inefficace. 

Non accostiamoci dunque alle parole dell’evangelo senza aver prima chiesto aiuto a Dio dicendo: “Signore fa che io sperimenti la potenza che è in esse” (Isacco di Ninive). La preghiera è la chiave per discernere la Luce che è nelle Scritture.

fratel Dario a Cellole