La vita si salva donandola

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15 luglio 2024

Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 10,34-11,1 (Lezionario di Bose)

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:" 34Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. 35Sono infatti venuto a separare l'uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; 36e nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa.
37Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; 38chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. 39Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
40Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. 41Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. 42Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa». 1 Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.


Gesù ha appena detto ai suoi discepoli/e: “Neppure un passero cadrà a terra senza avere il Padre accanto a sé”. E “Voi valete più di molti passeri” (Mt 10, 29.31). È questa la fede, la fiducia nel Padre che Gesù ci comunica perché diventi la nostra e ci liberi dall’essere ostaggio della paura della nostra morte. Perché l’amore di Dio, che è misericordia, fedeltà, tenerezza, compassione, amore più forte della morte, “è eterno”, “per sempre” e “vale più della vita” - canta la Bibbia mille volte (cf. Sal 118,1 ss; 136,1 ss; Sal 63,4).

La parola di Gesù, tagliente come una spada a doppio taglio (cf. Eb 4,12), chiamandoci, agisce come il coltello che separa, per chi vuole appartenergli e seguirlo con tutto il cuore; perché come ad ogni nascita, solo un taglio permette la nuova vita. Essa inoltre suscita verso di noi anche inimicizie e spesso dalle persone più vicine e care: ascoltarla è acconsentire a quel taglio.

Gesù parla oggi delle nostre relazioni familiari, compresa quella con la nostra stessa vita, perché essendo le più vitali, tali relazioni rischiano di diventare le più mortifere. Ogni amore e bene ha infatti questa fragilità: resta tale soltanto se gratuito e donato nella libertà. Come Gesù, se incontreremo inimicizia e rifiuteremo di accettare ricatti di affetti e di beni e di stima, potremo vivere accogliendo e lasciandoci accogliere gratuitamente da chiunque.

Per questo, amare Gesù e la parola di Dio (e anche la sua) al di sopra di tutti gli altri amori è necessario a discepoli /e per imparare d’ora in poi ad amare gratuitamente e nella libertà ogni caro e cara, senza attese e pretese, senza mai “usarli”. 

È la parola di Dio che ci insegna, e lo Spirito di Gesù che ci anima a vivere nella libertà (cf. Gv 8,36; 2Cor 3,17), per amare e seguire il Signore con tutto il cuore, la mente e le sostanze (cf. Mc 12,30), portando sempre su di noi la decisione di non lasciarci più dominare dall’istinto egocentrico che non sa volere il bene dell’altro/a. 

La fede in Dio ci dona di non restar ostaggio di alcun rapporto, scoprendo che la vita non sta nel trattenerla ma nel donarla. La vita non ce la diamo da noi stessi, ma la riceviamo da Dio tramite altri/e. Perciò salvarla contro gli altri la svuota del bene. Non è da “rapire” e difendere gelosamente (cf. Fil 2,6), e non la si può “salvare” che donandola: solo vivendola a favore della vita degli altri diventa per noi un dono, e torna a noi salvata proprio grazie a loro. 

Poi Gesù parla dell’accoglienza che i discepoli riceveranno: perché le persone che lo vorranno, accoglieranno il Vangelo innanzitutto accogliendoli, poiché “chi accoglie voi accoglie me, e con me Il Padre che mi ha mandato”. E parla della ricompensa per coloro che li accoglieranno, diventino o no discepoli.

Legando per sempre discepolato e piccolezza, Gesù dice che chiunque accoglierà un piccolo “perché è mio discepolo”, riceverà una ricompensa anche “per un solo bicchiere di acqua fresca” che avrà dato: la freschezza del bicchier d’acqua in terre accaldate e siccitose dice la sollecitudine e la tenera cura dell’accoglienza. E nel mistero dell’accoglienza c’è reciprocità: accolti, accogliamo, e viceversa.

La responsabilità di discepoli e discepole è di essere riconoscibili come piccoli, quei poveri vasi di coccio abitati dal tesoro di Dio, e così il Vangelo avverrà per gli uni e per gli altri.

sorella Maria


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