Un Dio fedele che non abbandona i suoi figli
5 dicembre 2024
Mt 22,23-33
In quel tempo 23vennero da Gesù alcuni sadducei - i quali dicono che non c'è risurrezione - e lo interrogarono: 24«Maestro, Mosè disse: Se uno muore senza figli, suo fratello ne sposerà la moglie e darà una discendenza al proprio fratello. 25Ora, c'erano tra noi sette fratelli; il primo, appena sposato, morì e, non avendo discendenza, lasciò la moglie a suo fratello. 26Così anche il secondo, e il terzo, fino al settimo. 27Alla fine, dopo tutti, morì la donna. 28Alla risurrezione, dunque, di quale dei sette lei sarà moglie? Poiché tutti l'hanno avuta in moglie». 29E Gesù rispose loro: «Vi ingannate, perché non conoscete le Scritture e neppure la potenza di Dio. 30Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo. 31Quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto quello che vi è stato detto da Dio: 32Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe? Non è il Dio dei morti, ma dei viventi!». 33La folla, udendo ciò, era stupita dal suo insegnamento.
Il Vangelo del giorno, tratto dal testo matteano narra di un confronto serrato tra dei sadducei e Gesù al Tempio di Gerusalemme. L’argomento del dibattito è di una certa importanza, tuttavia il tono delle sue repliche ai loro ragionamenti è poco incisivo. Si tratta infatti della risurrezione dai morti, eppure le parole di Gesù mancano di quell’ardore tipico della sua predicazione evangelica.
Evidentemente l’evangelista Matteo vuole attirare la nostra attenzione sullo stile della conversazione più che sul pretesto polemico. Anzitutto i sadducei assumono per certa l’impossibilità della risurrezione cercando di indurre Gesù a un tacito assenso. Impresa fallimentare, dato che non considerano la potenza dello Spirito vivificante di Dio che manifesta la resurrezione come sua opera. Falliscono anche nella scelta del luogo in cui accendere questa polemica, il Tempio, là dove cioè si può invocare Dio e comparire davanti al suo volto.
È tipica infatti per l’orante ebreo la continua ricerca del volto di Dio perché sa di trovarsi alla sua presenza ogni volta in cui lo invoca: “Il tuo volto, Signore, io cerco: non nascondermi il tuo volto!” (Sal. 27,9).
Questa polemica svela come i sadducei abbiano tralasciato da tempo la modalità più semplice di incontro con Dio, la preghiera, e Gesù riesce a contrastare l’effetto di un ragionamento privo di rilievo spirituale.
Un parlare che disattende la forza dello Spirito può svuotare ogni luogo della Parola di Dio, perché non ne autentica l'interpretazione delle Scritture; Gesù quindi si fa’ esegeta senza assumere un tono difensivo. L’errore da correggere è anzitutto l’ignoranza della Scrittura, perché senza la trasmissione della parola contenuta nella Legge e nei Profeti la rivelazione manca di unità.
Gesù invoca così l’autorevole testimonianza di Mosè quando ode la voce di Dio dal roveto sul monte Oreb; lui infatti poteva parlare con Dio “faccia a faccia”, come si fa’ con un amico. La Scrittura, è chiaro, promette a tutti l’incontro con Dio nella resurrezione operata per noi dalla sua potenza. Il “Dio di Abramo, di Isacco e Giacobbe” è un Dio amico degli uomini che volge a noi il suo volto e ci attende in un incontro che non avrà mai fine.
Ai suoi interlocutori Gesù suggerisce allora di porre fiducia nell’opera di Dio che non vuole che nessuno dei suoi figli e figlie vada perduto. Quello che andrà perduto sarà forse il luogo in cui questi sadducei vogliono far risuonare la voce del loro ragionamento, il Tempio e le sue pietre.
Gesù, prima ancora di entrare nella sua passione, morte e resurrezione, invita tutti a non porre la fiducia in forme esteriori della fede. È l’ascolto della sua parola che può aprirci il senso delle Scritture e generare in noi una fede nel Dio vivente.
Ecco quindi la conclusione dell’episodio nello stupore delle folle che sanno riconoscere l’insegnamento contenuto nelle parole di Gesù che si dimostra interprete autorevole della Parola di Dio. Gesù è il volto del Dio che opera nella storia, che non lascia perire nulla di quanto viene all’esistenza e che ha inviato suo Figlio perché ci consegni il suo Spirito e ci accompagni nella preghiera quotidiana dei Salmi e nella meditazione delle Scritture.
fratel Norberto