Presenza
12 dicembre 2024
Mt 24,1-14
In quel tempo, 1 mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. 2Egli disse loro: «Non vedete tutte queste cose? In verità io vi dico: non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta».
3Al monte degli Ulivi poi, sedutosi, i discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: «Di' a noi quando accadranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo».
4Gesù rispose loro: «Badate che nessuno vi inganni! 5Molti infatti verranno nel mio nome, dicendo: «Io sono il Cristo», e trarranno molti in inganno. 6E sentirete di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi, perché deve avvenire, ma non è ancora la fine. 7Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi: 8ma tutto questo è solo l'inizio dei dolori.
9Allora vi abbandoneranno alla tribolazione e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. 10Molti ne resteranno scandalizzati, e si tradiranno e odieranno a vicenda. 11Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; 12per il dilagare dell'iniquità, si raffredderà l'amore di molti. 13Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. 14Questo vangelo del Regno sarà annunciato in tutto il mondo, perché ne sia data testimonianza a tutti i popoli; e allora verrà la fine.
Con il Vangelo di oggi inizia il quinto e ultimo discorso di Gesù che l’evangelista Matteo ci presenta come buona notizia. Sì, buona notizia, sebbene il genere apocalittico possa farci tremare. Come ci fanno tremare le notizie che imperversano ancora oggi, purtroppo, nel nostro mondo lacerato.
Eppure riascoltare l’ultimo discorso di Gesù in questo tempo di Avvento può essere per ciascuno di noi un'occasione per guardare un poco oltre. Oltre il nostro quotidiano impastato (anche) di affanni, di domande di senso. Guardare “oltre” non vuol dire tralasciare il nostro quotidiano. Anzi: credo possa proprio significare star dentro il quotidiano, lasciando che il Signore ci aiuti ogni giorno a rialzare lo sguardo, a non perderci a osservare le costruzioni di quel che appare, a non lasciarci ingannare dal "dilagare dell'iniquità", dai rumori di insensate guerre così roboanti anche oggi (le guerre sono sempre insensate!).
Nel nostro racconto i discepoli si perdono a guardare le costruzioni del tempio. Anche possiamo perderci. Tuttavia quel che conta è chiedersi: dov’è la presenza del Signore che non verrà distrutta? Che cosa resta? Come riconoscere la “parusia”, la venuta-presenza del Signore che ricapitola la storia?
Sporgere lo sguardo verso la “fine del mondo”, la fine della storia, non ci deve lasciare nell’angoscia: il tempo sta nelle mani di Dio, non possiamo controllarlo noi (grazie al cielo!). Noi possiamo accoglierlo, così com’è, e provare ad abitarlo. Possiamo provare a lasciare che la venuta del Signore, la sua presenza nella storia, plasmi la qualità della nostra presenza, modelli cuori, occhi, mani. Possiamo chiedere al Signore che i nostri sensi imparino sempre più a riconoscerlo, senza lasciarci ingannare, senza lasciarci fuorviare.
Non sappiamo “quando” (av)verrà la sua venuta-presenza. E se fosse oggi? Se fosse alla fine dei giorni? Forse: ogni giorno fino alla fine dei giorni. Se la sua venuta-presenza si dipana ogni giorno, allora più che domandarci “quando”, è bene concentrarsi sul “come” provare ad attendere, sul riconoscere la presenza del Signore Veniente, che è venuto, viene, verrà.
Ogni giorno fino alla fine dei giorni. Se è ogni giorno, anche oggi, allora occorre perseverare, pur nei multiformi inciampi che la vita ci pone davanti, proprio in quegli stessi inciampi, mantenendo viva la brace di quell’amore che altrimenti rischia di intiepidirsi, di spegnersi. Quell’amore che può nutrire la qualità della nostra presenza, della nostra personalissima presenza che ogni giorno cerca e attende la presenza del Signore.
L’evangelista ci ricorda la promessa che il vangelo del Regno “sarà annunciato in tutto il mondo”. Il vangelo del Regno, questo deve essere annunciato, questo vale la pena di essere annunciato, non altro. Questo il fine della storia, ben prima della fine.
Chiediamo dunque al Signore Veniente di corroborare i nostri cuori perché siano protesi a quel che veramente conta, a ciò che resta: il vangelo del Regno, che è la venuta-presenza del Signore. Chiediamo al Signore di poter diventare noi stessi riverbero che annuncia la buona notizia del suo Regno, presenza che si irradia “a tutti i popoli”, presenza che non può non dilatarsi.
sorella Silvia