Come una luce che orienta nel buio

Costellazione delle vele
Costellazione delle vele

20 dicembre 2024

Lc 1,26-38 (Lezionario di Bose)

In quel tempo 26al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, 27a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
29A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. 30L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
34Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». 35Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. 36Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: 37nulla è impossibile a Dio». 38Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.


È difficile capire cosa sia veramente successo. Non ci è dato di sapere quale sia stata veramente l’esperienza di Maria. Certamente vi è stato un intervento del Signore, una voce che in qualche modo lei ha percepito, un manifestarsi di una “grazia” (vv. 28.30), cioè di un amore grande nei suoi confronti che l’ha sorpresa e l’ha stupita. E lei si chiedeva il senso di tutto questo. E forse continuerà a chiederselo per tutta la vita.

Un’esperienza che probabilmente l’ha segnata in modo indelebile, un amore immensoche ha conosciuto e che la sosterrà nei momenti più enigmatici e più bui, da quando Gesù a soli dodici anni prenderà le distanze da lei e da Giuseppe (cf. Lc 2,41-52), a quando ancora dichiarerà di avere legami più profondi che non quelli di sangue (cf. Lc 8,19-21), a quando, infine, morirà appeso sul patibolo dei malfattori.

Chissà com’è stata la vita di Maria: questo episodio della sua vocazione è stata l’unica manifestazione del Signore a lei? I vangeli non ce lo dicono, fanno silenzio. Forse lei ha attinto lì e solo lì la forza per andare avanti, la certezza che in qualche modo il Signore c’era e le era vicino. Forse dopo questo momento di luce c’è stato il buio, un lungo buio, molti anni di buio; e non solo di buio, ma anche di apparenti smentite e contraddizioni alla promessa ricevuta dal Signore: dove era colui che l’angelo le aveva promesso sarebbe stato chiamato “Figlio dell’Altissimo” e che avrebbe assunto il trono regale (cf. v. 32)? Dove era colui che avrebbe regnato sulla casa di Giacobbe di un regno che non avrebbe avuto fine (cf. v. 33)?

Anzi, tutto sembrava smentire queste promesse. E Maria non ha altri punti di riferimento, non ha altre certezze se non questo amore che un giorno ben preciso le è stato dato di sperimentare, queste parole che in qualche modo in quel momento lei ha udito, questo dono dell’effusione dello Spirito santo che le è stato dato di conoscere e di ricevere, in un giorno, forse lontano, ma che è come se fosse ieri, è vicino, che è lì, sempre a testimoniare che in qualche modo il Signore non l’ha abbandonata. E chissà se Maria non avrà ripetuto più volte con il profeta Isaia: “Io ho fiducia nel Signore, che ha nascosto il suo volto alla casa di Giacobbe, e spero in lui” (Is 8,17)?

Forse lacrime hanno più volte solcato il suo volto ripensando agli anni lontani, come canta il salmista: “Ripenso ai giorni passati, ricordo gli anni lontani. Un canto nella notte mi ritorna nel cuore: medito e il mio spirito si va interrogando. Forse il Signore ci respingerà per sempre, non sarà più benevolo con noi? È forse cessato per sempre il suo amore, è finita la sua promessa per sempre?” (Sal 77,6-8).

Forse talvolta si è chiesta se tutta la sua vita di fede non fosse un inganno, un’autoillusione. Ma poi riandava a quell’amore, a quella voce, a quello stupore che l’aveva colta in un momento ben preciso della sua vita, che lei non poteva essersi inventata, perché l’aveva stupita, l’aveva colta di sorpresa, e almeno quello non era possibile che fosse una sua suggestione. E così è andata avanti.

Questa pagina del vangelo fende così il nostro buio, ci annuncia che il Signore, nonostante le apparenze, non ci abbandona, mai.

sorella Cecilia


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