Figlio di Adamo e nostro fratello

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31 dicembre 2024

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 3,23-38 (Lezionario di Bose)

23Gesù, quando cominciò il suo ministero, aveva circa trent'anni ed era figlio, come si riteneva, di Giuseppe, figlio di Eli, 24figlio di Mattat, figlio di Levi, figlio di Melchi, figlio di Innai, figlio di Giuseppe, 25figlio di Mattatia, figlio di Amos, figlio di Naum, figlio di Esli, figlio di Naggai, 26figlio di Maat, figlio di Mattatia, figlio di Semein, figlio di Iosec, figlio di Ioda, 27figlio di Ioanàn, figlio di Resa, figlio di Zorobabele, figlio di Salatièl, figlio di Neri, 28figlio di Melchi, figlio di Addi, figlio di Cosam, figlio di Elmadàm, figlio di Er, 29figlio di Gesù, figlio di Elièzer, figlio di Iorim, figlio di Mattat, figlio di Levi, 30figlio di Simeone, figlio di Giuda, figlio di Giuseppe, figlio di Ionam, figlio di Eliachìm, 31figlio di Melea, figlio di Menna, figlio di Mattatà, figlio di Natam, figlio di Davide, 32figlio di Iesse, figlio di Obed, figlio di Booz, figlio di Sala, figlio di Naassòn, 33figlio di Aminadàb, figlio di Admin, figlio di Arni, figlio di Esrom, figlio di Fares, figlio di Giuda, 34figlio di Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo, figlio di Tare, figlio di Nacor, 35figlio di Seruc, figlio di Ragàu, figlio di Falek, figlio di Eber, figlio di Sala, 36figlio di Cainam, figlio di Arfacsàd, figlio di Sem, figlio di Noè, figlio di Lamec, 37figlio di Matusalemme, figlio di Enoc, figlio di Iaret, figlio di Maleleèl, figlio di Cainam, 38figlio di Enos, figlio di Set, figlio di Adamo, figlio di Dio.


Questa pagina del Vangelo può suscitare la nostra perplessità. Tutto sommato, ci aspettiamo una genealogia da Matteo, l’evangelista più impregnato di Antico Testamento e che, non a caso, apre il suo racconto con ciò che più conta nella cultura semitica: l’iscrizione in una storia (Mt 1,1-17) e l’imposizione di un nome da parte di chi porta avanti quella storia (Mt 1,18-25). Benissimo; ma cosa c’entra Luca, il più greco degli evangelisti, con tutto questo? E perché fare calare dall’alto questa genealogia, come un meteorite, non alla nascita di Gesù ma quando sta per iniziare la sua vita pubblica?

È possibile rispondere a partire da Luca stesso, il medico caro a Paolo (cf. Col 4,14) che aveva condiviso parte della sua missione tra i non circoncisi (cf. At 16,9-17; 20,5-15). Insieme a Paolo, Luca doveva avere imparato la difficoltà di una vita basata non sulle nostre opere ma solo sulla fede nell’amore di Dio per noi. La tentazione di cercare vie di salvezza e di consolazione più tangibili, più concrete era ed è costante: dopo tutto, “nessuno ha mai visto Dio” (1Gv 4,12). A questa tentazione Paolo aveva risposto con argomentazioni esegetiche serrate e appelli accorati: si pensi, in particolare, alla Lettera ai Galati. 

I mezzi di Paolo, però, non si potevano impiegare in una narrazione e Luca, peraltro, nel momento in cui scriveva il suo Vangelo doveva averne già verificato l’efficacia soltanto parziale. Così, nel momento in cui riprendendo il Vangelo di Marco decise di riscrivere la scena del battesimo e ampliare il racconto delle tentazioni di Gesù, si rese conto che l’effetto poteva non corrispondere alle sue attese. Quante volte noi discepoli e discepole preferiamo non mescolarci ai peccatori ma discostarcene il più possibile (cf. Lc 3,21-22)? E quanto spesso, di fronte alla nostra fame di cibo, di potere, di riconoscimento cediamo alla voce che ci suggerisce soluzioni di ripiego, più facili e più comode (cf. Lc 4,1-13)? A volte, di fronte all’umiltà e alla fede di Gesù rischiamo di provare imbarazzo e vergogna. Per evitare il confronto, lo poniamo su un piedistallo, che magari di tanto in tanto spolveriamo, alla cui base possiamo mettere dei fiori o accendere una candela; ma, per carità, noi siamo altro da lui.

E invece no, ci dice Luca con il colpo di genio di questa genealogia, che non è un meteorite calato dall’alto ma una scala che, di gradino in gradino, attraverso santi, peccatori e poveri diavoli ci riporta al padre di tutti i credenti, quindi al padre di tutti gli umani e infine a Dio, padre di tutte le creature. E lo fa per ricordarci che di Dio siamo già, senza esclusione, figli e figlie; che in Gesù e attraverso di lui possiamo vivere una vita di figli e figlie, non tanto moltiplicando le buone azioni e le pratiche devote, ma rispondendo all’amore di Dio. 

Questa pagina di Luca ci aiuta a vedere Gesù non come un supereroe ma come un fratello maggiore che ha tracciato per noi una strada e che è in grado di entrare in empatia con le nostre debolezze (cf. Eb 4,15). Lo Spirito ci aiuti a percepire la sua presenza al nostro fianco, perché camminando dietro a lui possiamo gustare la libertà e la pace.

fratel Federico


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